22 luglio 2019 15:01

Dal 26 luglio al 31 agosto si svolgerà la seconda edizione di Gibellina photoroad, il festival a cielo aperto ospitato nella cittadina trapanese e dedicato quest’anno al tema Finzioni.

In mostra trentacinque autori provenienti da tutta Europa tra cui Christian Lutz, Mustafa Sabbagh, Incompiuto Siciliano, Gianni Cipriano e Monica Alcazar-Duarte.

Per il secondo anno l’artista catalano Joan Fontcuberta ha realizzato un’opera ad hoc per la città e la manifestazione. Per questa edizione ha ideato un fotomosaico composto da 6.075 mattonelle su cui sono state stampate immagini, selfie, foto di vacanze, feste e di viaggi, inviate dai gibellinesi all’artista, che le ha ricomposte formando un’unica immagine. L’opera, che sarà presentata al pubblico il 23 luglio, s’intitola Gibellina selfie – Lo sguardo di tre generazioni e rappresenta gli occhi di tre persone che vivono a Gibellina: Beatrice, 6 mesi; Annalisa, 31 anni; Vito, 71 anni. “Con quest’opera Fontcuberta ha voluto raccontare il nostro tempo e sfidarne la corrente. Ha scelto la ceramica, tra i materiali più durevoli nel tempo, per risalire il fiume ininterrotto di immagini che travolgono le nostre vite. E per trasformare l’uso individuale della fotografia di massa nell’epoca del web – il selfie come autorappresentazione individuale – in un momento di costruzione dell’identità collettiva, un autoritratto della vita di una comunità”, spiega la direttrice artistica del festival Arianna Catania.

Anche l’artista toscana Moira Ricci ha creato un’opera partecipativa usando più di mille fotografie tratte dagli album di famiglia dei gibellinesi. Sono foto ritrovate tra le macerie delle loro case dopo il terremoto del 1968. “Nell’opera di Ricci ci sono i volti di donne, anziani, uomini, bambini che tornano in corteo alla ricerca di un nuovo inizio. Per ricostruire quella comunità e quel senso di appartenenza che il terremoto (e il tempo e la modernità) hanno provato a cancellare. Guardano in cielo come in attesa di una qualche risposta da chi è sopra di noi, che sia Dio, gli alieni, o semplicemente il futuro inquieto che sta per arrivare”, aggiunge Catania.

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