“In manicomio mi dicevano la musica si spara in endovena” è uno dei primi versi del brano di Nicolò Carnesi Il colpo, tratto dall’album Gli eroi non escono il sabato, uscito dieci anni fa e di cui il cantautore palermitano celebra l’anniversario chiamando musicisti che fanno parte del suo percorso per ripercorrerne i suoni e i testi (Il colpo rework è con La Rappresentante di Lista). Mentre scrivevo il titolo del disco è venuto fuori Gli errori non escono il sabato, una formula che forse piacerebbe a Carnesi, capace di uno stile ironico che lo tiene al riparo dalla paraculaggine affettiva ma anche da eccessive speculazioni cerebrali. Il suo disco è pieno di persone che sentono di essere sbagliate senza farne troppo una malattia, dato che “non bastano i problemi per scrivere le canzoni”.

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Personaggi che sono rimasti tali: più che essere invecchiato bene, Gli eroi non escono il sabato sembra un disco leggermente immanente, senza un’anagrafe precisa, e non perché non possa essere storicizzato, ma perché nel 2012 era riuscito a fare un forte amalgama di suoni e immagini capaci di fluttuare nel tempo, anticipando certe soluzioni poi volgarizzate dall’it-pop meno fantasioso. Forse se Gli eroi non escono il sabato resta un disco così felice e compatto è perché è riuscito a sopravvivere ai suoi effetti collaterali. E infatti adesso che torna a se stesso attraverso le voci di ospiti come Dimartino in Penelope, spara! prevale una specie di sollievo: malgrado i pessimisti, certa musica si spara ancora in endovena e i suoi effetti non si esauriscono in un quarto d’ora, anzi, a volte durano dieci anni. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1470 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati