L’idea di fare un film su una coppia in cui i due si pigliano, si lasciano, si amano e declinano per cinquant’anni, con tante belle canzoni italiane di sottofondo, possono averla un po’ tutti: è il presupposto sottaciuto di tanti prodotti Rai Fiction, in cui le canzoni possono arrivare ruffianissime a generare un’impennata emotiva spesso ingiustificata. L’idea di interrompere “una scena brutta”, in cui due persone si stanno lasciando, ma per finta, per correggere un dolore privato e avviare un ballo liberatorio insieme a tutto il cast, può averla solo Nanni Moretti.

La canzone scelta per la scena derviscia è – ovvia­mente – Voglio vederti danzare di Franco Battiato, il film è Il sol dell’avvenire, ora al cinema. La scena del ballo, che arriva a cancellare quella infelice di una falsa fine, è l’apice di un film che propone confronti continui con la filmografia di Moretti, ma anche al suo interno.

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Già, perché c’è un’altra canzone legata a un momento corale: Sono solo parole. È cantata da Noemi, che per tutto il tempo ho confuso con Irene Grandi sentendoci anche echi sinistri di Vasco Rossi: tutto questo mentre detestavo Moretti per la sua capacità di commuovermi con un brano che mette in imbarazzo per la sua assertività sanremese.

Se funziona, malgrado il confronto impietoso con Battiato, è proprio perché Moretti e il cast la cantano in maniera letterale, quasi recitando una poesia scolastica. Nella storia d’amore fatta di canzoni italiane, c’è anche il momento in cui ci si espone all’altro usando parole consumate, forse impersonali, purtroppo vere. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1509 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati