Quando Nguyen Ahn Tuan è andato a comprare un’automobile, gli è bastato dire al concessionario che coltiva tre ettari di piante di caffè per avere subito le chiavi. Ha versato una piccola caparra ed è andato via in macchina promettendo di pagare il resto dopo il raccolto. Il fratello di Tuan, anche lui coltivatore di caffè, ha appena comprato un camioncino. Grazie ai prezzi del caffè, mai così alti da decenni, le condizioni di vita di molti agricoltori stanno migliorando dopo aver subìto le conseguenze di un raccolto molto povero nel 2024 a causa della siccità. I chicchi sono una specie di valuta. “Come denaro contante”, dice il venditore di caffè Nguyen Thu Hong. “Si tengono in magazzino e se ne vendono un po’ quando servono soldi”.

Nell’ultimo anno i prezzi del caffè sono aumentati a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli che hanno colpito il Brasile e il Vietnam, i due più importanti produttori al mondo. Si prevede che alla fine della stagione le scorte globali saranno le più basse degli ultimi 25 anni, segno che l’offerta non riesce a soddisfare la domanda. Ma nel pieno del caos dei mercati le prospettive di agricoltori come Tuan stanno migliorando rapidamente. In un paesino nella provincia di Dak Lak, la più grande regione in cui si produce caffè in Vietnam, per la prima volta c’è traffico sulle strade, perché sono aumentate le persone che possiedono un’automobile. Si vedono strade dall’asfalto liscio, ristoranti di lusso, caffetterie e cioccolaterie alla moda. “Ora”, spiega Trinh Duc Minh, presidente della Buôn Ma Thuôt coffee association “le persone possono permettersi un’istruzione e opportunità migliori per i figli”.

Il Vietnam è il principale produttore mondiale di chicchi di robusta, usati normalmente per il caffè solubile e l’espresso. La domanda di questa varietà è particolarmente forte nei paesi emergenti asiatici e in generale tra i consumatori con disponibilità di reddito limitate. Le cose comunque non sono andate sempre così. Per molto tempo gli intenditori di caffè hanno preferito il sapore più morbido e dolce dei chicchi di arabica. Oggi i futures (contratti per lo scambio di una merce a un prezzo stabilito ma con pagamento rinviato a una data futura) valutano la robusta sui quattromila dollari alla tonnellata, ma per anni sono stati più vicini ai duemila dollari.

Alcuni agricoltori hanno abbandonato le piantagioni in cerca di colture più redditizie, anche perché la crisi climatica ha accresciuto l’imprevedibilità dei raccolti. “Da Starbucks dicono ancora che solo l’arabica è caffè”, dice Le Duc Huy, presidente della Simexco Daklak, uno dei principali produttori di caffè del Vietnam. “Dieci anni fa lo pensavano tutti, nessuno credeva che la robusta potesse sostituire l’arabica. Secondo noi invece tutto è possibile”.

Di migliore qualità

Huy è appena tornato dagli Stati Uniti, dove ha incontrato nuovi clienti interessati alla robusta. Ma è “molto preoccupato” dai dazi al 46 per cento che gli Stati Uniti minacciano di imporre ai prodotti vietnamiti e si sta confrontando con compratori e importatori per capire la situazione. Intanto la Simexco si sta concentrando sulla qualità della coltura. Un chicco della migliore qualità di robusta può raddoppiare o addirittura triplicare il suo prezzo, spiega Le Dinh Tu, titolare del marchio Aeroco Coffee. Gli agricoltori che imparano a produrre chicchi di qualità “hanno più soldi” e possono investire in varietà nuove e più resistenti alla siccità e in sistemi di coltivazione e irrigazione più efficienti.

Questi miglioramenti sono necessari per mitigare l’effetto delle ondate di calore e della siccità. Un clima sempre più imprevedibile sta mettendo a rischio i raccolti in tutto il mondo. Anche se la robusta è considerata una varietà più resistente dell’arabica, i coltivatori hanno davanti una sfida enorme. Le aziende di Dak Lak sono le principali beneficiarie dell’aumento dei prezzi del caffè, il mercato a valle fa fatica. Hong, un commerciante di caffè, ha due automobili e vive in una grande casa di quattro piani. Racconta però che quest’anno è stato difficile procurarsi una quantità sufficiente di caffè per soddisfare gli ordini. Finora gli operatori hanno comprato solo il 60 per cento della quantità di cui hanno bisogno. La pratica degli agricoltori di tenere i chicchi in magazzino ha messo sotto pressione l’offerta e se i contratti non dovessero essere rispettati l’affidabilità del Vietnam come paese esportatore potrebbe risentirne. Alcuni supermercati europei sono a corto di caffè, mentre i rivenditori al dettaglio cercano di fare resistenza all’aumento dei prezzi. La Nestlé lancia pacchetti di caffè più piccoli secondo la strategia della shrink­flation (ridurre il peso o le dimensioni del prodotto confezionato per tenere bassi i prezzi).

A marzo, per la nona edizione del festival del caffè di Buôn Ma Thuôt, centinaia di operatori del mercato provenienti da tutto il mondo si sono ritrovati per stringere accordi e scambiarsi informazioni. La domanda cruciale sulla bocca di tutti era una sola: i prezzi possono continuare ad aumentare? I dazi statunitensi rappresentano un potenziale ostacolo agli affari. Il Vietnam potrebbe essere colpito da tariffe molto alte, e questo genera timori sulla domanda statunitense, che potrebbe ridursi a causa di prodotti diventati più costosi. C’è da dire che nel 2024 il mercato statunitense ha rappresentato solo il 6,2 per cento delle esportazioni di caffè del Vietnam, perciò l’impatto “potrebbe non essere così drammatico”, spiega Nguyen Nam Hai, direttore della Vietnam coffee cocoa association (Vicofa).

Secondo le stime, nella stagione 2024-2025 in Vietman il raccolto sarà di 26,5 milioni di sacchi, un po’ meno rispetto alla stagione precedente. Dieci produttori presenti alla conferenza hanno dichiarato che a Dak Lak si prevede un calo compreso tra il 5 e il 10 per cento a causa della siccità durante il periodo di crescita e alle forti piogge all’inizio del periodo di raccolta. Erano però ottimisti per la prossima stagione: la fase di fioritura sta andando bene in molte piantagioni e il clima dovrebbe essere meno estremo.

Mentre l’offerta mondiale fatica a tenere il passo della domanda e le scorte in magazzino diminuiscono, per il momento i concessionari di automobili della provincia di Dak Lak possono continuare a sperare in un flusso costante di clienti. “Quando ci servono soldi basta andare nel nostro magazzino”, dice Tuan, 44 anni, che indossa un orologio costoso e una collana d’oro. “Prendiamo qualche sacco e lo vendiamo”. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati