Se l’anno scorso era il centocinquantenario della sua nascita, quest’anno ricorrono cento anni dalla morte di Marcel Proust. Mentre in Francia continuano mostre, riedizioni ed eventi, in Italia Nottetempo fa uscire una raccolta postuma di saggi proustiani di Francesco Orlando, il teorico della letteratura già allievo di Tomasi di Lampedusa, poi professore a Pisa, morto nel 2010.

In questi scritti, Orlando, per cui la lettura di Proust fu una presenza costante, analizza attraverso la lente dei modelli psicoanalitici e marxisti che aveva adottato alcuni aspetti centrali di questo autore: il suo rapporto con la classe aristocratica, con la propria esperienza erotica, con la madre. In appendice, la trascrizione di una lezione tenuta in un liceo di Pontedera costituisce un’eccellente introduzione alla lettura di quel capolavoro.

Orlando lo presenta come un’opera triplice (romanzo, digressione e memoriale) che, terminando sulla vocazione letteraria del suo protagonista, in ultima analisi racconta “la genesi di un romanzo, dunque la genesi di se stesso” e che, nonostante la ristrettezza del suo ambito di rappresentazione, realizza le sue ambizioni di totalità. Un’opera la cui lettura integrale, secondo Orlando, conserva ancora un prestigio speciale permettendo di entrare a “far parte di una categoria di persone specialmente mature e consapevoli, di una corporazione privilegiata”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1488 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati