I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Michael Braun del quotidiano berlinese Die Tageszeitung.

Parte da Omero e dall’Iliade e arriva fino alle dirette della Cnn da Baghdad, nella prima guerra del golfo del 1991. Ma l’intento di Antonio Scurati non è raccontare le guerre attraverso i secoli e i millenni. Il suo interesse è rivolto a un’altra questione, cioè a come l’umanità ha narrato in varie epoche, in modi alquanto diversi, la guerra. Lo Scurati di Guerra non è il romanziere dei volumi su Mussolini, ma uno studioso che chiede un discreto sforzo al suo lettore: l’impegno a seguirlo nella ricostruzione del racconto della guerra, dai testi epici degli antichi greci al romanzo dell’età moderna, alla spettacolarizzazione cercata dalla tv. È un testo ricco di riferimenti letterari e filosofici, da Theodor Adorno e Max Horkheimer a Hannah Arendt e Simone Weil. L’asse dell’argomentazione di Scurati è il nesso tra guerra, visibilità (del guerriero eroe) e narrazione delle gesta belliche. Ma mentre nell’antica Grecia l’eroe era visibile a tutti gli effetti e acquistava immortalità attraverso il racconto delle sue azioni gloriose, quel nesso fra guerra e visibilità, malgrado il fiume ininterrotto delle immagini televisive, ormai è sparito a favore di uno spettacolo televisivo per famiglie. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1474 di Internazionale, a pagina 95. Compra questo numero | Abbonati