Nell’ultimo anno e mezzo nel malandato centro commerciale Neptune Magnet Mall di Mumbai, in India, è spuntato un gigante del trasporto internazionale di petrolio. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, la sconosciuta azienda di spedizioni Gatik Ship Management ha comprato più petroliere di qualunque altro operatore del settore. Nel 2021 possedeva solo due imbarcazioni per il trasporto di prodotti chimici, oggi ha una flotta di 58 navi, che hanno un valore complessivo stimato in 1,6 miliardi di dollari.

Le sue origini e la sua proprietà sono un mistero e ci sono pochissimi dati sulle sue attività. Il 31 marzo risultava registrata in India come azienda esportatrice, ma non è contemplata nel registro ufficiale di quelle indiane. Un indizio importante è che condivide l’indirizzo nel centro commerciale con la Mumbai Buena Vista Shipping, un’altra azienda poco conosciuta registrata a Mumbai, a cui due anni fa erano attribuiti beni per un valore di centomila dollari. Nel settore molti si chiedono chi siano i veri proprietari della Buena Vista Shipping e chi abbia finanziato l’espansione della Gatik. Alcuni sospettano un legame con il suo cliente più importante: il gigante petrolifero russo Rosneft.

Secondo i dati di tracciamento delle petroliere, la flotta della Gatik è stata usata soprattutto per trasportare greggio dalla Russia all’India. Una ricerca condotta dal Financial Times sui dati forniti dalla società d’analisi Kpler dimostra che l’azienda indiana ha trasportato almeno 83 milioni di barili di greggio russo e prodotti raffinati, una quantità sufficiente a soddisfare la domanda del Regno Unito per almeno due mesi. Più della metà di quel greggio proviene dalla Rosneft, ma gli esperti pensano che la cifra sia ancora più alta. “Dopo le sanzioni occidentali era inevitabile che le aziende petrolifere russe entrassero nel settore delle spedizioni, e a mio parere la Gatik lo dimostra chiaramente”, spiega Viktor Katona, un analista della Kpler. “Un’azienda di un paese ritenuto amico dal governo di Mosca spunta fuori dal nulla, compra una quantità enorme di petroliere in meno di un anno e serve quasi esclusivamente la Russia”.

Le sanzioni occidentali hanno ridisegnato i mercati petroliferi. La Rosneft si è trovata nell’occhio del ciclone. L’Unione europea ha imposto un embargo al greggio russo e una serie di altre restrizioni, tra cui un prezzo massimo di sessanta dollari al barile, deciso insieme ai paesi del G7. L’anno scorso le aziende specializzate in commercio di materie prime Trafigura e Vitol, importanti clienti della Rosneft, hanno stracciato i loro accordi con l’azienda russa. Dopo le sanzioni, invece, l’India ha scelto di aumentare le sue importazioni di greggio da Mosca invece d’imporre a sua volta delle sanzioni o di rispettare il limite al prezzo del greggio.

Vino e jazz

È in questo contesto che va collocata l’ascesa della Gatik. La VesselsValue, un’azienda che traccia le vendite di petroliere, stima che nell’ultimo anno la Gatik abbia comprato almeno 56 navi, tredici delle quali a dicembre, quand’è cominciato l’embargo dell’Unione europea sul greggio russo. Secondo Rebecca Galanopoulos, analista della VesselsValue, la Gatik è diventata una delle più grandi proprietarie di petroliere al mondo. “Per mettere questa vicenda nella giusta prospettiva, bisogna considerare che nel settore ci sono 1.361 operatori, la maggior parte dei quali possiede meno di dieci petroliere. Solo venti aziende, compresa la Gatik, ne hanno almeno cinquanta”.

La Gatik è diventata una delle più grandi proprietarie di petroliere al mondo

Le navi dell’azienda indiana, inoltre, operano nell’ombra. A marzo almeno 35 delle sue imbarcazioni rispettavano il tetto al prezzo del greggio russo, perché si avvalevano ancora di un’assicurazione occidentale. All’inizio di aprile, invece, nessuna sua nave risultava coperta da una delle grandi compagnie assicurative. Come dimostrano i registri delle spedizioni, inoltre, le navi comprate dalla Gatik avevano sempre trasportato petrolio in tutto il mondo; dopo essere passate al gruppo indiano si sono concentrate sulla rotta tra la Russia e l’India.

In questo modo si è facilitato uno dei cambiamenti del mercato petrolifero più significativi degli ultimi decenni. Prima della guerra in Ucraina, la Russia contribuiva a meno dell’1 per cento del fabbisogno di greggio indiano, oggi ne copre circa il 30 per cento. New Delhi non ha condannato ufficialmente Mosca per l’invasione e in cambio ha ricevuto milioni di barili di greggio a un prezzo scontato. Secondo una ricerca dell’università ucraina Kyiv school of economics, nel primo trimestre del 2023 il greggio comprato dall’India è costato 48,03 dollari al barile prima della spedizione, dieci dollari in meno rispetto al prezzo pagato in media dagli altri paesi.

Tre persone informate sui fatti, però, hanno riferito che alcune raffinerie indiane si sono lamentate, perché la pesante miscela russa sta ostruendo i loro impianti. A marzo, tuttavia, la Rosneft ha firmato un accordo con la Indian Oil Corporation, la principale azienda di raffinazione del paese, per aumentare ulteriormente le esportazioni di greggio verso l’India e “diversificare le sue miscele”. La Rosneft, osserva Katona della Kpler, era l’unica aziende petrolifera russa presente in India prima della guerra, grazie alla quota nella raffineria di Nayara, nello stato del Gujarat. “Avevano già un piede nel paese e sono bravi a fare affari”, sottolinea l’analista.

La natura del rapporto tra la Gatik e la Rosneft non è chiara: la Buena Vista, di cui secondo un suo dipendente la Gatik “fa parte”, non ha voluto rispondere alle domande del Financial Times. È evidente però che si tratta di rapporti molto stretti. Alcuni manager indiani coinvolti nell’acquisto di greggio per le raffinerie ci hanno riferito di aver trattato direttamente con la Rosneft. Le petroliere, inoltre, sono noleggiate con la formula cost, insurance and freight (costo, assicurazione e nolo), in base alla quale la Rosneft è responsabile della consegna del greggio fino al porto di destinazione in India. Non si usa la formula free on board (franco a bordo), che l’azienda russa era solita chiedere prima della guerra e in base alla quale è il compratore a organizzare la spedizione.

Le sanzioni contro la Rosneft hanno rappresentato una sfida al suo ruolo di principale esportatore del greggio russo e al suo amministratore delegato Igor Sečin, fedele alleato del presidente russo Vladimir Putin e uno dei personaggi più intransigenti e aggressivi del Cremlino. Amante del vino, della caccia e del jazz, è temuto da tutti a Mosca per via dei suoi legami con i servizi di sicurezza. Ex traduttore per l’esercito, parla correntemente spagnolo e portoghese e ha fatto diventare la Rosneft un efficace strumento della politica estera russa. Allo scoppio della guerra la Rosneft non aveva una sua flotta, ma faceva affidamento sui compratori. Nel 2014 aveva cercato per un breve periodo di costruire petroliere con la fabbrica russa Zvezda, ma il progetto si era bloccato, in parte perché la Rosneft non ha mai creduto che l’occidente avrebbe rischiato di sconvolgere il mercato del petrolio bloccando l’accesso della Russia al trasporto del greggio. È quanto ha riferito al Financial Times una persona vicina alla Rosneft. Le sanzioni e le restrizioni, quindi, hanno spinto i produttori di greggio russi a trovare non solo nuovi clienti, ma anche petroliere. Con l’aumento dei prezzi per il trasporto del greggio, una flotta globale di navi in mano ad aziende opache disposte a rischiare le sanzioni ha proliferato in questo nuovo mercato.

Posta sul pavimento

A Mumbai non si ottengono molte informazioni sulla Gatik e sulla Buena Vista. All’indirizzo delle due aziende ci sono mucchi di posta accumulati sul pavimento. Il 31 marzo la Gatik ha usato questa sede per registrarsi come compagnia di esportazioni presso il direttorato generale indiano per il commercio estero. Di recente, invece, la Buena Vista si è spostata in una delle aree più ricche della città. Un dipendente ha confermato che la Gatik fa parte del gruppo, ma si è rifiutato di rispondere ad altre domande. La dirigenza non vuole attirare l’attenzione.

Ai vertici della Buena Vista risultano due cittadini indiani, Umeh Suvarna Vasu e John Punto Agnelo, e l’azienda ha anche una sede a Dubai. Nel centro commerciale ci dicono che ha assunto molte persone prima di cambiare sede. Veniamo a sapere, inoltre, che tutte le navi della Gatik, tranne due, sono a nome di società che possiedono una sola nave registrata nelle isole Marshall e la loro proprietà non è pubblica. Tuttavia, in un articolo uscito nel 2016 sulla rivista russa Pioneer, parlando del suo amore per il jazz, Sečin tesseva le lodi di uno dei suoi gruppi preferiti, l’orchestra cubana Buena Vista Social Club. Il caso vuole che una delle navi della flotta di Gatik si chiami Buena Vista e l’azienda che la possiede, registrata alle isole Marshall, sia la Social Club Inc. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1511 di Internazionale, a pagina 113. Compra questo numero | Abbonati