Se la cultura organizzativa di un movimento di liberazione o d’indipendenza, quando è all’opposizione, tollera la corruzione in nome dell’unità, ammette il ricorso a pratiche clientelari per raggiungere fini politici e non chiede a chi gestisce le finanze di rendere conto del suo operato, il governo espresso da questo movimento, una volta conquistato il potere, cadrà presto vittima di questo sistema.

Dal 1994 l’African national congress (Anc) ha governato il Sudafrica come una specie di partito-stato. I suoi leader e i suoi iscritti hanno a lungo considerato l’Anc sinonimo dello stato. I suoi dirigenti sono stati collocati a ogni livello dell’esecutivo, delle istituzioni democratiche, degli enti statali e delle aziende vincitrici di appalti pubblici.

Ai tempi in cui era un movimento di liberazione, l’Anc sviluppò una cultura organizzativa che premiava la lealtà acritica alla leadership, in cui chi esprimeva dissenso rispetto alla linea ufficiale era relegato ai margini, e una concezione della segretezza in base alla quale quello che succedeva nel partito doveva restare al suo interno. Si pensava che le critiche ai leader avrebbero causato delle spaccature, favorendo i nemici.

Da sapere
Il declino dell’Anc

1912 In Sudafrica nasce un’organizzazione in difesa dei diritti dei neri, che nel 1923 prende il nome di African national congress (Anc).

1948 L’Anc organizza proteste pacifiche, scioperi e boicottaggi contro le leggi razziste.

1956 Sono processati per tradimento 156 esponenti dell’Anc, tra cui Nelson Mandela.

1960 L’Anc è dichiarato fuorilegge. I suoi capi entrano in clandestinità o vanno in esilio.

1961 Nasce il braccio armato dell’Anc.

1964 Mandela e altri dirigenti sono condannati all’ergastolo per cospirazione contro lo stato.

1990 Mandela è scarcerato, l’Anc torna a essere legale.

1994 Il partito vince le elezioni e va al governo.

2009-2018 Sotto la presidenza di Jacob Zuma, l’Anc è travolto dagli scandali di corruzione.

2021 Alle elezioni amministrative, l’Anc resta il primo partito, ma per la prima volta ottiene meno del 50 per cento dei voti.


Contabilità di lotta

In Africa molti movimenti d’indipendenza e di liberazione sono stati costretti alla clandestinità e a scegliere i loro capi in modo poco democratico. Quei comandanti restavano al potere per molto tempo, mantenevano segrete le donazioni che ricevevano, raramente registravano nel dettaglio le spese o controllavano i rendiconti finanziari, anche per poter nascondere i nomi dei donatori e le loro attività. L’espressione “contabilità di lotta” è stata usata per descrivere la mancanza di trasparenza finanziaria e gli ampi poteri discrezionali – che hanno avuto anche i leader dell’Anc – nel concedere o negare denaro e altre risorse sulla base di criteri di lealtà, e che spesso gli hanno permesso di appropriarsi di donazioni per scopi personali. Allo stesso tempo i finanziatori, i sostenitori e i simpatizzanti chiudevano un occhio e giustificavano la corruzione parlando di incidenti isolati.

L’African national congress ha spesso tollerato dirigenti corrotti, incompetenti e disonesti, soprattutto se avevano il consenso di una base ampia. L’organizzazione riceveva grandi somme di denaro, spesso in contanti, senza giustificare come le spendeva. Per esempio, i cinquanta milioni di dollari del dittatore indonesiano Suharto, i sessanta milioni di dollari di re Fahd dell’Arabia Saudita, i dieci milioni di dollari dello sceicco Zayed bin Sultan al Nahyan degli Emirati Arabi Uniti, i cinquanta milioni di dollari del primo ministro malese Mahathir Mohamad, i trenta milioni di dollari del leader libico Muammar Gheddafi e i 2,6 milioni di sterline del generale nigeriano Sani Abacha. Queste donazioni furono tenute nascoste. I leader dell’Anc non pensarono di dover rendere conto della provenienza discutibile di quei soldi, di come sarebbero stati usati e di cosa era stato concesso in cambio.

Taiwan, per esempio, versò molto denaro per la campagna elettorale dell’Anc del 1994. Alcuni anni dopo si seppe che quei contributi garantirono per due anni il riconoscimento ufficiale di Taiwan da parte del nuovo governo sudafricano.

Il re marocchino Hassan II, un altro generoso finanziatore, chiese all’Anc di non riconoscere l’indipendenza del Sahara Occidentale, rivendicata dal Fronte Polisario.

Dopo il 1994, anche la Cina diventò una donatrice, sostituendosi a Taiwan. Allora fu fatto notare che i fondi di Pechino contribuirono alla decisione dell’Anc di abbandonare la politica del duplice riconoscimento di Cina e Taiwan, a favore di quello di un’unica Cina.

Cambiare o perdere

Questa mancanza di trasparenza è stata replicata nel governo quando il partito è andato al potere, alimentando l’idea che i provvedimenti politici fossero in vendita, in attesa di finanziatori, cosa che poi è successa per molte decisioni prese dai governi dell’Anc. Inoltre, è stato permesso ad alcuni leader considerati intoccabili di creare dei “feudi personali” nei settori che gestivano.

Un esempio è stato l’ex presidente Jacob Zuma, a lungo capo dei servizi segreti. I rivali l’hanno sempre accusato di aver usato risorse e informazioni riservate per sostenere persone a lui vicine, punendo quelli che lo criticavano, e di aver costruito delle reti di collaboratori leali a lui più che al partito.

La sfida per l’attuale presidente Cyril Ramaphosa è trovare un modo per sbarazzarsi di quella cultura della corruzione che è stata parte integrante dell’Anc da quando era un movimento d’opposizione. Qualsiasi tentativo di modernizzare un’organizzazione in cui la corruzione è stata radicata per tanti anni dovrà fare i conti con una strenua resistenza. Per questo Ramaphosa dovrà ricorrere a una terapia d’urto. Ma se l’Anc non cambia, perderà le elezioni del 2024. ◆ gim

William Gumede è un politologo sudafricano. Insegna alla School of governance dell’università del Witwatersrand di Johannesburg.

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Questo articolo è uscito sul numero 1446 di Internazionale, a pagina 50. Compra questo numero | Abbonati