09 giugno 2016 15:18

L’omicidio di una donna di 23 anni, uccisa il 17 maggio a Seoul, la capitale sudcoreana, è scioccante per due motivi. Il sospettato ha accoltellato la vittima nei bagni pubblici nel vivace quartiere di Gangnam, con una modalità particolarmente efferata. Tuttavia quanto è successo è anche piuttosto insolito: il tasso di omicidi in Corea del Sud, che si attesta a circa 0,8 colpevoli di omicidio ogni centomila abitanti, è inferiore a quello che si registra in Australia, in Norvegia e in Francia.

Circa il 70 per cento delle donne sudcoreane sostiene di sentirsi al sicuro a uscire di notte senza compagnia. Eppure nei quattro giorni successivo all’omicidio il CJMall, uno shop online locale, ha registrato un incremento di otto volte nelle vendite di dispositivi di autodifesa come spray e allarmi, quasi tutti comperati da donne. L’Università nazionale di Seoul, la più prestigiosa del paese, ha già installato un sistema di richiesta d’aiuto nei bagni delle donne. L’amministrazione della città raddoppierà il numero di telecamere a circuito chiuso nei parchi lungo il fiume. Perché questo caso ha provocato un simile livello di allarme?

Al 115º posto nell’uguaglianza di genere

Le circostanze della tragedia hanno sollevato un intenso dibattito nell’opinione pubblica. Nonostante la polizia sia convinta che l’omicidio non debba considerarsi un reato d’odio – al sospettato era stata diagnosticata una schizofrenia nel 2008 e l’anno scorso era stato sottoposto a cure psichiatriche – il fatto che l’uomo abbia detto alla polizia di “odiare le donne perché lo sminuiscono” ha sconvolto i sudcoreani. Non aveva mai incontrato la vittima prima di allora.

A quanto pare, i filmati delle telecamere di sicurezza mostrano come l’uomo abbia fatto passare sei uomini entrati nei bagni unisex prima di scegliere la sua vittima, solo perché era una donna. Nei giorni successivi all’omicidio, la stazione di Gangnam – per molti il simbolo della modernità sudcoreana – si è trasformata in un luogo di lutto improvvisato con centinaia di persone giunte a deporre fiori e ad attaccare biglietti colorati di omaggio sul muro esterno dell’uscita 10. Nel giro di pochi giorni, memoriali simili sono spuntati ovunque in città di provincia come Busan, Daegu e Daejeon.

Le donne arrivate al memoriale indossavano delle maschere per timore di essere punite

A prescindere dalle motivazioni del sospettato, le donne sudcoreane si sono immediatamente identificate nell’atto di discriminazione. Molti dei commenti attaccati al muro fanno riferimento alla situazione dell’uguaglianza di genere in Corea del Sud. Non è sorprendente: secondo il Forum economico mondiale il paesesi classifica per l’uguaglianza di genere al 115° posto su 145, vicino a paesi come il Burkina Faso e lo Zambia, e molto al di sotto di un paese ostinatamente patriarcale come il Giappone.

La differenza salariale tra uomini e donne in Corea del Sud è la più ampia tra quelle registrate nei paesi industrializzati. Le donne sono state l’87 per cento delle vittime di reati violenti tra gennaio e agosto del 2015. Per legge le videocamere degli smartphone devono emettere un suono dell’otturatore aperto (come in Giappone) perché riprendere le donne sotto la gonna è una pratica comune.

Gli eventi organizzati da attiviste femministe sono stati accolti con ostilità da gruppi in favore dei diritti degli uomini, che hanno inscenato delle contromanifestazioni, sostenendo che gli uomini sono presi di mira per un’aggressione inusuale commessa da una persona mentalmente instabile. Un gruppo ha fatto recapitare una ghirlanda con le foto di marinai morti “solo perché erano uomini” quando la Corea del Nord ha silurato una nave sudcoreana nel 2010. Le donne arrivate per manifestare al memoriale indossavano delle maschere per timore di essere punite.

La richiesta di attenzione degli uomini è, per certi versi, un sintomo dei progressi fatti dalle donne

Il fatto che abbiano prevalso le voci di gruppi di pressione maschili meno numerosidi quelli femminili è in parte il riflesso di un livello crescente di disoccupazione causato dal rallentamento dell’economia sudcoreana. Gli uomini si sentono particolarmente colpiti uomini in una società che ancora gli richiede di mantenere la famiglia e di procurare il denaro necessario al matrimonio e alla casa.

Questi gruppi hanno reagito con rabbia anche alle briciole concesse alle donne dal ministero per l’uguaglianza di genere e la famiglia (che vorrebbero abolire), perché secondo loro le donne stanno facendo progressi nel campo professionale mentre gli uomini sono obbligati a due anni di leva militare. In alcuni tra i commenti peggiori denigrano le coreane definendole come cercatrici d’oro che dipendono dagli uomini, con nomignoli come kimchinyeo (donna kimchi, dal nome del piatto nazionale coreano) o doenjangnyo (donna pasta-di-fagioli). E tuttavia la loro richiesta di attenzione è, per certi versi, un sintomo dei progressi fatti dalle donne.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo di S.C.S. è uscito sul blog del settimanale britannico The Economist.

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