13 luglio 2021 11:44

Essere sindaco di New York non è facile. Bill de Blasio, il sindaco uscente, è stato un tempo molto amato dai progressisti. Tuttavia le sue peculiari doti politiche – una propensione all’autocelebrazione e un compiaciuto disprezzo per i problemi della città – unite a continui battibecchi con il governatore hanno reso De Blasio inefficace e ampiamente detestato. Presto uscirà zoppicando dal palazzo comunale di Gracie Mansion, lasciando al suo successore alcuni problemi piuttosto scoraggianti. La crescita economica è strozzata dai regolamenti locali e da un’edilizia residenziale insufficiente. C’è stato un drammatico aumento di sparatorie e omicidi. Se non fosse stato per un tempestivo salvataggio federale, la città avrebbe dovuto affrontare pesanti tagli al bilancio.

L’uomo che i newyorchesi sceglieranno per raccogliere i cocci è molto probabilmente Eric Adams, un ex capitano di polizia nero e vegano di Brooklyn. In una competizione affollata Adams ha ottenuto una vittoria di misura alle primarie democratiche grazie al sostegno di un’ampia coalizione di persone non bianche e non di Manhattan. Come nel caso del presidente Joe Biden, a sostenerlo sono stati i lavoratori, gli anziani e le minoranze. Promette di essere il sindaco del Bronx e di Brooklyn, non dell’Upper West Side.

I tagli di Adams
La sua vittoria alle primarie e il trionfo pressoché sicuro alle elezioni di novembre rappresentano una sorta di contraltare al fervore progressista che ha conquistato le principali città statunitensi. Si tratta di un movimento in crescita che in un certo senso disprezza i settori industriali che generano ricchezza. Ritiene oppressive le scuole specializzate per bambini dotati. Vede nelle patologie dei mercati immobiliari il segnale di un’interferenza scarsa, e non eccessiva, da parte del governo. Sostiene che “diminuire i finanziamenti alla polizia” sia la soluzione per contrastare l’aumento della criminalità. I suoi sostenitori più entusiasti a quanto pare sono cittadini comodamente isolati dalle violenze e dai problemi economici.

È una follia riporre troppa fiducia in chiunque punti a governare la più grande città d’America

Adams non è la loro incarnazione. Ex poliziotto, non vuole diminuire i finanziamenti né abolire i dipartimenti di polizia. Li vuole invece riformare. Già prima di candidarsi aveva sostenuto la necessità di poter licenziare con più facilità i poliziotti colpevoli di violenze contro i cittadini. Resiste tuttavia all’atteggiamento paternalistico adottato da alcuni progressisti, che ritengono l’aumento di reati violenti di cui sono vittime soprattutto i poveri un accettabile prezzo da pagare in vista di una maggiore giustizia sociale.

Invece di aumentare il bilancio cittadino del 25 per cento in termini reali, come ha fatto De Blasio, Adams ha in programma di sforbiciare l’esteso apparato burocratico della città. Ha dichiarato di voler ripetere la riduzione delle spese per 1,5 miliardi di dollari realizzata da Michael Bloomberg durante il suo mandato.

Il problema delle città più care è in larga misura riflesso della mancanza di abitazioni, e a questo nessun programma di “stabilizzazione degli affitti”, per quanto elaborato possa essere, può rispondere. Dal 2010 al 2019 per ogni cinque nuovi posti di lavoro creati a New York è stata costruita una sola unità abitativa. Adams ha ragione a dire che in città è urgente approvare un nuovo piano regolatore e che il peso del cambiamento dovrebbe essere scaricato non solo sui quartieri più poveri ma anche su quelli più ricchi come l’elegante West village, con i suoi assurdi prezzi bassi.

È una follia riporre troppa fiducia in chiunque punti a governare la più grande città d’America. Perfino De Blasio una volta ha riscosso un qualche entusiasmo. Gli ammirevoli impulsi tecnocratici di Bloomberg lo hanno invischiato in infiniti dibattiti sulle tasse delle bibite gassate.

Purtroppo anche il giudizio su Adams ha dei punti deboli. Le voci sul fatto che viva per metà del tempo in New Jersey non si sono placate nemmeno dopo che ha permesso ai mezzi d’informazione di fare una visita guidata nella sua spartana casa in città. Inoltre, le sue dichiarazioni dei redditi non corrette non ispirano fiducia in un uomo che sta per assumere il comando di un’attività da più di cento miliardi di dollari. Essendo un politico di professione, deve molti favori a molte persone. È preoccupante che in campagna elettorale abbia definito un’alleanza tra due dei suoi oppositori alle primarie come un tentativo di sopprimere i voti neri nella città: un colpo basso, falso e incendiario.

Per riportare New York in carreggiata sarà necessaria una guida costante e competente, non inutili dimostrazioni di populismo. Gotham City ne ha già sopportate abbastanza.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.

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