11 ottobre 2021 12:50

Il mercato del gas naturale è entrato in un territorio sconosciuto. Le oscillazioni del prezzo di questo carburante il 6 ottobre sono state, per usare le parole di un analista, “senza precedenti dai tempi dell’anno zero delle liberalizzazioni del gas in Europa”. Con una variazione record, il prezzo del gas all’ingrosso nei Paesi Bassi – un valore di riferimento europeo – è cresciuto del 30 per cento in un arco di tre o quattro ore, partendo da un livello già sorprendentemente alto.

Sono numeri che danno i brividi ai governi europei, in vista dell’inverno. E quando l’Ue starnutisce anche il Regno Unito, che dipende pesantemente dalle importazioni dall’altra parte della Manica, si prende un raffreddore.

Questa carenza di gas è stata provocata dalla convergenza di vari fatti in tutto il mondo, dove le diverse economie sono assetate d’energia dopo il rallentamento legato alla pandemia. Al centro della tempesta si trova la Russia. Anche se fornisce solo l’1 per cento del gas britannico, la Russia è la principale fornitrice dell’Europa, con circa il 40 per cento di tutto il gas dell’Ue. E una riduzione dei volumi di gas europei porta all’aumento di prezzi nel Regno Unito e altrove.

Pressioni per il gasdotto Nord Stream 2
Non c’è dubbio che quest’estate la Russia abbia rifornito l’Europa nordoccidentale con volumi di gas inferiori rispetto agli anni precedenti alla pandemia: tra settembre e ottobre sono calati di circa il 17 per cento, secondo Tom Marzec-Manser, dell’azienda di analisi dei mercati energetici Icis Lng.

Il fatto che la russa Gazprom non abbia prenotato una capacità aggiuntiva di transito di gas attraverso l’Ucraina in direzione delle destinazioni europee per ottobre ha spinto alcuni ad accusare il Cremlino di alimentare volontariamente la crisi. “Anche se tecnicamente ha rispettato i suoi obblighi contrattuali con l’occidente, la Russia non ha avuto interesse a capitalizzare l’elevata domanda di gas supplementare dei suoi clienti europei. È l’unico paese che potrebbe davvero alleviare la pressione sui prezzi, e ha deciso di non farlo”, afferma Maria Shagina, ricercatrice in politiche energetiche presso l’università di Zurigo.

Il Cremlino ha sempre desiderato presentarsi all’occidente come un fornitore affidabile di gas. I recenti sviluppi, tuttavia, potrebbero segnare una nuova fase nella sua politica estera. Alcuni analisti, infatti, credono che il Cremlino consideri i prezzi record del gas come un’opportunità per aiutare la Gazprom nel fare pressione sui suoi partner occidentali per accelerare l’approvazione del controverso gasdotto Nord stream 2.

Il Nord stream 2, un’infrastruttura considerata vitale dal Cremlino, dovrebbe raddoppiare le forniture di gas naturale dalla Russia alla Germania, ma ha creato divisioni tra i paesi europei e attriti tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Il gasdotto non attraverserà l’Ucraina, privandola così di circa un miliardo di euro che il paese riceveva per il diritto di transito del gas.

“La Russia si sentirà in una posizione di potere e cercherà di usare le sue forniture come leva per accelerare l’approvazione definitiva di Nord stream 2”, dice Shagina. “Mosca non aveva mai usato prima il suo gas come arma di pressione sull’Europa occidentale”.

Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), ha detto il 6 ottobre che la Russia avrebbe la capacità di alleviare la crisi energetica, “se lo volesse”. L’analisi dell’Iea suggerisce che Mosca potrebbe avere la capacità di aumentare le forniture all’Europa fino al 15 per cento.

Il presidente serbo, Aleksandar Vučić, ha descritto Vladimir Putin come “la persona più influente” nel mercato dell’energia, ma il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha negato che sia in atto una cospirazione, sottolineando invece i bisogni interni della Russia dopo il freddo del primo trimestre dell’anno.

Percezione esagerata
È stata in particolare la cancelliera tedesca, Angela Merkel, a fare da eco a questa smentita. Nonostante gli aumenti senza precedenti del 6 ottobre, quanto accaduto più tardi nella giornata suggerisce, secondo alcuni analisti, che la percezione dell’onnipotenza di Vladimir Putin sia decisamente esagerata. “Stiamo valutando un possibile aumento dell’offerta sul mercato, ma dobbiamo farlo con attenzione. Ci accorderemo con Gazprom e ne parleremo”, ha detto Putin, in un commento che ha subito generato una significativa inversione rispetto ai rincari all’inizio della giornata, spingendoli addirittura a livelli più bassi di quelli del 5 ottobre.

Il pomeriggio del 6 ottobre c’è stato un significativo aumento delle forniture di gas dalla Russia attraverso la Polonia e l’Ucraina. “I flussi sono stati superiori al giorno precedente: c’è stato un immediato cambio di passo”, dice Marzec-Manser, aggiungendo che secondo alcuni “la tendenza potrebbe confermarsi nei giorni e nelle settimane a venire”.

Gazprom ha come obiettivo quello di raggiungere 72,6 miliardi di metri cubi di stoccaggio interno di gas entro l’inizio di novembre. Dopo tale data, la Russia dovrebbe avere più gas disponibile per l’esportazione.

La maggior parte degli analisti non vede alcun guadagno significativo derivante dal Nord stream 2 quest’anno, anche se la sua approvazione fosse garantita, dato che probabilmente l’infrastruttura funzionerà al 10 per cento della sua capacità.

Se la salvezza sia o meno in arrivo diventerà più chiaro il 18 ottobre, data in cui sarà necessario prenotare la capacità di trasporto attraverso l’Ucraina e la Polonia.

Secondo Jacob Kirkegaard, senior fellow del centro studi German Marshall fund, questi sviluppi dimostrano che Putin non sta agendo da una posizione di forza, ma di debolezza. “Ha bisogno di vendere”, dice Kirkegaard. “È vero, forse sta giocando con i mercati europei del gas, ma sta anche reagendo alla sua stessa debolezza… Non ha interesse a forzare una decarbonizzazione accelerata in Europa”.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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