05 marzo 2017 10:41

In fondo, un orologio meccanico è una molla elegante. Una spirale metallica accumula energia quando la corona è sotto tensione. Una serie d’ingranaggi sfrutta l’energia e fa muovere una ruota centrale, le cui oscillazioni fanno girare le lancette dell’orologio.

Quando gli ingranaggi cominciano a girare si possono aggiungere altre complicazioni, come le chiamano gli orologiai. La data, per esempio, si ottiene aggiungendo un meccanismo di riduzione degli ingranaggi che spinge il disco della data a ruotare ogni due giri completi della lancetta dell’ora. Un meccanismo simile può tracciare le fasi lunari. Uno più complesso, chiamato calendario perpetuo, può tenere conto dei mesi con meno di 31 giorni e degli anni bisestili. Più complicazioni ci sono, più aumenta la complessità, il costo, il valore e la spettacolarità meccanica.

Il produttore di orologi svizzero Vacheron Constantin ha realizzato un movimento meccanico con 23 complicazioni. Il meccanismo contiene 514 componenti ed è spesso meno di nove millimetri. Oltre al calendario perpetuo, può misurare tra le altre cose l’orbita ellittica della Terra, l’orbita solare, lo zodiaco, i solstizi e gli equinozi, i livelli delle maree, la posizione del sole, le stelle nel cielo dell’emisfero nord. Si chiama Les Cabinotiers Celestia Astronomical Grand Complication, è incastonato in oro 18 carati ed è in vendita alla cifra di un milione di dollari. È facile sorridere di fronte a tanta ostentazione: un paio di app gratuite per smartphone riescono a fare gli stessi calcoli in modo più preciso.

Ma quest’orologio riesce a fare qualcosa che risulta impossibile a uno strumento digitale: creare meraviglia attraverso la meccanica. È diventato l’ultimo baluardo contro la supremazia dei computer.

Un orologio meccanico è un bastian contrario che esprime un rifiuto della vita digitale, per quanto modesto

Milioni di persone guardano ogni giorno l’ora sullo smartphone. Il telefono è un accessorio permanente del corpo umano, come un paio di occhiali, e per un po’ ha cercato di avere un suo stile. I grossi ricevitori di plastica sono diventati più sottili e si sono ricoperti di metalli scintillanti o colori accesi. Fino all’arrivo dell’iPhone, il più pregiato degli accessori personali, che li ha resi tutti uguali tra loro.

Con l’arrivo degli smartwatch qualcuno ha ipotizzato che gli orologi da polso sarebbero spariti per sempre. E in effetti le vendite di orologi svizzeri di lusso sono diminuite negli ultimi anni. I computer da polso di Apple, Samsung, Fitbit e altre marche hanno un po’ cambiato il mercato degli orologi, ma è probabile che chi spende centinaia di dollari per uno smartwatch o uno smartphone non avrebbe comunque speso la stessa somma per un orologio prezioso.

La verità è che il mercato si è ridotto per vari motivi, tra cui le politiche economiche e monetarie. Dopo che gli svizzeri hanno sganciato il franco dall’euro nel 2015 il valore della moneta si è impennato, rendendo le esportazioni più costose. Anche l’aumento del prezzo dell’oro, un elemento tipico degli orologi di lusso, non ha aiutato. Un altro fattore è il giro di vite sulla corruzione in Cina, dove gli orologi di lusso erano diventati una forma di tangente.

Già in passato il settore degli orologi svizzeri aveva avuto delle difficoltà. A partire dagli anni settanta gli orologi meccanici sono stati sostituiti da quelli a batteria, che usano l’elettricità per far vibrare con una certa frequenza un cristallo di quarzo a forma di diapason. Un circuito elettronico misura queste vibrazioni e le converte in pulsazioni elettriche da un secondo ciascuna. Queste pulsazioni spingono un piccolo motore a muovere la lancetta dei secondi. Il risultato è preciso e affidabile, e non richiede né carica né manutenzione, ma solo la sostituzione delle batterie ogni due anni.

Per questo all’inizio degli anni ottanta più della metà dei celebri orologi svizzeri meccanici erano ormai fermi.

Mercato vivace
La rivoluzione del quarzo, però, è stato un fenomeno per buona parte invisibile agli utenti. Esistono alcune differenze di funzionamento: la lancetta dei secondi di un orologio meccanico si muove delicatamente, mentre un orologio al quarzo salta da un secondo all’altro. E la necessità di caricare un orologio meccanico con una coroncina o con il movimento del polso continua a essere una caratteristica degli apparecchi tradizionali. Ma che fossero al quarzo o meccanici, gli orologi continuavano a fare una sola cosa: permettevano di sapere l’ora guardando il polso.

Oggi l’industria degli orologi sta cambiando di nuovo. Da una parte il settore del lusso ha perso il controllo dei suoi canali di distribuzione tradizionali, le gioiellerie, e così gli orologi più preziosi sono in vendita in un “mercato grigio” non autorizzato, a un prezzo molto più basso di quello di listino. Anche chi può permettersi un orologio da mezzo milione di dollari è contento di risparmiare.

Inoltre c’è stato un aumento delle vendite tra le aziende più piccole. Si tratta sia di nuovi orologiai che vendono solo online, sia di produttori con uno stile più moderno, i cosiddetti microbrand, che spesso finanziano i loro progetti su Kickstarter o vendono solo sui siti per appassionati d’orologeria.

Alcuni fabbricanti svizzeri hanno introdotto degli orologi svizzeri con caratteristiche digitali nascoste. Ma la rivoluzione degli smartwatch, che avrebbe dovuto far sparire gli orologi da polso, sembra invece stimolare un ritorno alla tradizione: il mercato degli orologi da polso, compresi quelli meccanici, non è mai stato così vivace.

Gli istanti in cui si slaccia un orologio la notte o lo s’indossa al mattino permettono di entrare in comunione con il miracolo di un’elettricità senza batteria

Prima dell’anno scorso, l’ultima volta che avevo indossato un orologio il presidente degli Stati Uniti era Bill Clinton e Yahoo! e Netscape erano due aziende di successo. Ho smesso di usarlo perché programmavo per dieci ore al giorno: progettati perlopiù per soldati e piloti, gli orologi da polso non sono mai stati molto adatti al lavoro d’ufficio e al battere ripetitivo sui tasti della tastiera. Nel 1999 ho avuto il mio primo cellulare, un Nokia, e ho cominciato a usarlo per guardare l’ora. I cellulari dell’epoca erano ingombranti e per portarli con sé bisognava liberarsi di altri accessori. L’orologio è stato il primo ad andarsene.

Oggi ho… be’, ho più orologi di quanti vorrei ammettere, nel caso mia moglie stesse leggendo queste righe. Li avvolgo in cuscinetti che entrano in una cassetta costruita apposta per conservare orologi d’epoca. Nessuno di questi vale quanto un Rolex o un Vacheron Constantin, ma non importa. Il fascino di un orologio è in parte legato al fatto che decidiamo di usarli nonostante le alternative digitali.

Un orologio meccanico è uno dei pochi dispositivi utili e di design che non ha alcun legame con computer e con internet. È un bastian contrario che esprime un rifiuto della vita digitale, per quanto modesto. Chi indossa un orologio meccanico sente un po’ di sollievo sulla pelle, una piccola tregua dall’incessante martellamento dei computer. Allo stesso modo la cura necessaria per farlo funzionare, seppure minima, lo rende un piacere simile al giardinaggio.

Un tempo gli orologi meccanici funzionavano solo caricandoli a mano, ma buona parte dei movimenti oggi sono automatici o autocaricanti. Un peso asimmetrico, all’interno dell’orologio, oscilla grazie al movimento naturale del braccio di chi lo indossa, rimettendo in tensione la molla principale. Una volta carico, un orologio automatico indossato quotidianamente continuerà a funzionare all’infinito. E se si dovesse fermare, verrà riavviato facilmente. Ma non prima di aver ricordato al suo proprietario il semplice compito che occorre svolgere per occuparsi di un oggetto concreto.

Per chi è abbastanza fortunato o folle da possedere molti orologi, il piccolo rituale della carica trasforma una collezione di orologi in un branco di cuccioli steampunk. Gli istanti in cui si slaccia un orologio la notte o lo s’indossa al mattino permettono di entrare in comunione con il miracolo di un’elettricità senza batteria.

A differenza dei dispositivi elettronici, gli orologi analogici ci spingono ad aprirci al mondo. Lo smartphone è concentrato su di noi: ci avvisa quando arriva un nuovo messaggio e ci dà brevi informazioni quando ci annoiamo. L’orologio, invece, rivolge quell’attenzione all’esterno. Guardare l’ora è diverso da guardare il telefono: pone domande su dove dovremmo trovarci e cosa dovremmo fare in un certo momento. Mette un corpo in relazione con i doveri e gli imprevisti, indifferente alla tensione di una molla incapsulata dentro un guscio metallico sul polso. Guardare l’ora è un atto di umiltà, mentre guardare il telefono è un atto di egoismo.

E forse la cosa più importante è che l’orologio meccanico ci ricorda che la promessa di una computerizzazione universale è una bugia. Nessuna macchina può simulare tutte le altre senza distorcerle, perché la simulazione è un’altra forma di rappresentazione. Anche il Vacheron Constantin da un milione di dollari ha i suoi limiti: l’alba e il tramonto, per esempio, possono essere segnalati con precisione solo in rapporto alla longitudine e alla latitudine. Una macchina che vuole misurare il cielo non può far altro che dare misure approssimative. Altrimenti coinciderebbe con il cosmo.

È una lezione importante. Durante il rinascimento, all’inizio della diffusione degli orologi meccanici, si diffuse la metafora di un “universo a orologeria”. Il comportamento dell’universo sembrava comprensibile e legato a una serie di leggi interconnesse tra loro come gli ingranaggi di un orologio. Una grande macchina che funzionava autonomamente, in mancanza d’intervento divino, allo stesso tempo razionale e manovrabile. I computer non si sono solo impadroniti della vita lavorativa e del tempo libero delle persone. Hanno anche cambiato il modo in cui le persone concepiscono il sapere. Delle macchine inizialmente a vapore e poi elettriche hanno sostituito gli orologi come metafora dell’universo del sapere. Poi è stata la volta dei computer, che si sono offerti come un modello della conoscenza, e perfino dello stesso universo.

La bellezza degli orologi è che ci fanno capire che un universo a orologeria è impossibile, e lo fanno attraverso l’orologeria. L’orologio è un meccanismo che rivela l’ingegnosità del controllo umano sull’esistenza, mostrandone i limiti. Rappresenta un sapere che deve essere alimentato, altrimenti smette di funzionare. Gli orologi da polso probabilmente non salveranno un matrimonio, una comunità, un paese o il pianeta. Ma potrebbero essere un promemoria utile e tattile del fatto che per vivere nel mondo bisogna toccarlo quotidianamente, affinché continui ad andare avanti.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito su The Atlantic.

This article was originally published on The Atlantic_. Click here to view the original. © 2017. All rights reserved. Distributed by Tribune Content Agency._

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