Due miei cari amici stanno crescendo i loro quattro bambini in una città con un costo della vita estremamente alto. Un’impresa non da poco. Non sono milionari, ma neanche poveri. A causa del distretto scolastico in cui vivono, preferiscono mandare i figli in una scuola privata, dove la retta supera i 27mila dollari l’anno. Quando solo due bambini erano in età scolare riuscivano a gestire la situazione, ma il prossimo anno saranno in tre a dover andare a scuola, e presto addirittura in quattro.
Qualche giorno fa questi due amici mi hanno detto di aver fatto domanda per un’agevolazione finanziaria sulla retta per tutti e tre i figli, perché pensano che il loro reddito familiare rientri nei limiti previsti. Sono rimasta spiazzata. La moglie veste sempre all’ultima moda e ha un debole per gioielli e borse di marca. Mangiano regolarmente nei migliori ristoranti, fanno vacanze costose e l’auto del marito non è certo una familiare. Sono abbastanza in confidenza con la moglie da sapere che paga a prezzo pieno tutti i suoi acquisti di lusso.
Quando me l’hanno detto, non ho saputo reagire. Così ho scherzato, dicendo che forse la moglie non avrebbe dovuto presentarsi al colloquio con la sua borsa firmata da settemila dollari o con le scarpe e i gioielli che sfoggiava in quel momento. Lei è scoppiata a ridere e ha detto che per quell’incontro si sarebbe vestita più modestamente.
Ho la sensazione che stia togliendo un’opportunità ai bambini che ne hanno davvero bisogno e che non sia semplicemente disposta a ridimensionare il suo stile di vita per pagare l’istruzione che ha scelto per i figli. Sono amici stretti e negli anni abbiamo imparato ad apprezzare l’onestà nei nostri rapporti, il che ha rafforzato la nostra amicizia. Ma so che le questioni economiche personali sono molto delicate. Cosa avrei dovuto dire?–Lettera firmata
Capisco la tua preoccupazione. Non è bello lasciare l’auto di lusso con il motore acceso davanti all’ufficio dei servizi sociali. E anche la cassiera del supermercato potrebbe lanciarti un’occhiataccia se rovisti nella tua borsa Fendi in cerca dei buoni alimentari. Ma quando le scuole private offrono agevolazioni finanziarie, sono loro a decidere come valutare le possibilità economiche di una famiglia.
I tuoi amici hanno intenzione di compilare i moduli onestamente? Allora non vedo perché non dovrebbero fare domanda, a prescindere da quanti soldi hanno. I requisiti di idoneità ben concepiti non escludono le famiglie più povere per concedere sgravi ai richiedenti più ricchi (nei casi in cui molti, se non la maggioranza, dei genitori non pagano l’intera retta, il prezzo ufficiale può essere considerato una sovrattassa per chi ha più soldi). Oltretutto, con quei quattro figli che vogliono mandare in una scuola privata, vedo sempre meno borse Fendi nel futuro dei tuoi amici.
Lavoro come editor freelance da più di quindici anni. Ho un gruppo stabile di clienti locali e regionali che mi tiene quasi sempre piuttosto occupata, e guadagno un discreto compenso orario per questa professione. Quest’anno ho cominciato a lavorare anche per un’organizzazione di crowdsourcing online, che impiega centinaia – o forse migliaia – di persone in tutto il mondo. Ecco come funziona: una volta superate le prove di qualificazione, appaiono degli incarichi online, e devi competere con tutti gli altri per cliccare su un determinato incarico. Se clicchi per prima, ti viene assegnato.
Ogni incarico è pagato tra un centesimo e alcuni dollari, a seconda della sua complessità e delle competenze che richiede. Mi piace eseguire questi incarichi perché sono brevi, si finiscono rapidamente e mi permettono di cambiare il ritmo rispetto al mio lavoro principale. Ogni mattina, l’azienda versa sul mio conto PayPal i guadagni del giorno precedente. Svolgo questi incarichi nel tempo libero tra un progetto e l’altro, e considero un extra il denaro che guadagno. Con ogni probabilità lo userò per i regali di Natale.
Ma il lavoro è intermittente. In certi giorni non ci sono incarichi e non guadagno nulla o solo pochi centesimi, il massimo che ho incassato in un giorno è una cinquantina di dollari. Leggendo i forum di chi lavora per l’azienda, ho notato che per alcune persone questa è l’unica fonte di reddito, e cercano di guadagnare abbastanza per pagarsi l’affitto o comprare cibo e medicine per i figli. Perciò, ogni volta che clicco per prima su un incarico, soprattutto nei giorni in cui ce ne sono pochi, sto privando qualcuno della possibilità di guadagnare? È immorale da parte mia competere per questi incarichi online, sapendo che altri potrebbero avere un disperato bisogno di quei soldi?–Barbara Walsh, Madison, Wisconsin
È gentile da parte tua sollevare questa domanda. Ma cosa succederebbe se ti ritirassi dalla competizione? In alcuni casi sicuramente lasceresti l’incarico a qualcuno che ne ha meno bisogno di te (e ci servirebbe una teoria interessante per capire come misurare il bisogno). Ma supponiamo che la tua rinuncia faccia lievemente aumentare la probabilità di chi ha maggiore necessità. Non è comunque un buon motivo per escluderti da sola. Un sito ben progettato tende ad assegnare gli incarichi a chi ha un forte desiderio di svolgerli, perché è probabile che queste persone controllino di continuo la piattaforma per vedere cosa appare. La tua rinuncia non avrà un grosso impatto su nessuno.
E nota che non ti poni lo stesso interrogativo per i tuoi lavori di editing – che rientrano a tutti gli effetti nella stessa economia dei lavori occasionali. Non sai se il tuo bisogno di una certa commissione è maggiore di quello dei tuoi concorrenti, e non sei tenuta a scoprirlo. Se sospettassi che la piattaforma di crowdsourcing – o il mercato dell’editoria freelance – è in qualche modo truccato per ostacolare chi ha meno lavoro, avresti un buon motivo per chiedere una riforma. Ma non sembra che sia così. Clicca e via!
Sono rimasta sorpresa, qualche giorno fa, nel ricevere un’email da un’amica di lavoro (M.J.), a cui era allegato il tema di ammissione del figlio alla stessa università dove ha studiato anche lei. Non sapevo cosa rispondere. Sono sicura (per via di qualcosa che la mia amica diceva nell’email) che M.J. mi aveva inviato il tema all’insaputa del figlio. Non so perché me l’abbia mandato, forse solo per sincero orgoglio. Non chiedeva la mia opinione. Se il figlio non ne era informato, allora – come ha sottolineato mia figlia – aver letto il tema è senz’altro una mancanza etica, ma almeno non l’ho inoltrato a nessuno. Io non avevo certo fatto leggere ai miei genitori le mie domande di ammissione, e nostra figlia (ormai adulta) ci fece vedere le sue solo dopo averle stampate, per controllare eventuali errori. Pdf, tweet, email e domande di ammissione online rendono forse più difficile stabilire con chiarezza cosa sia eticamente considerato privato e confidenziale? Non è orribile come pubblicare il tema sui social, ma…–Lettera firmata
Un genitore orgoglioso mostra a un’amica il lavoro del figlio. Cosa c’è di più banale? Sospetti che M.J. possa aver violato la privacy del figlio. Non saprei. La tua conclusione dipende molto dalla natura del loro rapporto. Se non c’è motivo di credere che M.J. non avesse il diritto di condividere quel tema, non hai fatto niente di male a leggerlo. Anche se il ragazzo non è stato interpellato, non mi sembra che sia un’offesa così grave. Sicuramente divulgare delle informazioni perché i familiari facciano bella figura può metterli in imbarazzo. Ma almeno nella mia famiglia, di solito, è una cosa che si perdona in fretta. Se vantarsi fosse un reato, quasi tutti i genitori sarebbero in prigione.
Eppure il problema che poni è importante. Cliccare sul pulsante “Inoltra” è così facile che la gente diffonde materiali di ogni tipo senza chiedersi se sta violando la privacy altrui o venendo meno a obblighi di riservatezza. Pensaci prima di premere invio.
Il New York Times ha denunciato il sistematico maltrattamento delle lavoratrici nei saloni per la manicure. Cosa dovrebbe fare una persona eticamente corretta che però apprezza avere le unghie curate? Ho pensato che potrei lasciare delle buone mance, ma come faccio a sapere se alle lavoratrici è permesso tenerle? Se tutti adottassimo la tattica del boicottaggio, alla fine perderebbero il lavoro, per quanto pessimo. Se provo a chiedere in privato come vengono trattate, rischio di metterle nei guai. Tu cosa suggerisci?–B.L., Connecticut
Viste le tue preoccupazioni, non escluderei l’idea di parlare con la persona che ti fa la manicure, con la massima discrezione. E potresti aumentare la probabilità che la mancia arrivi al destinatario giusto dandola direttamente a lei, senza lasciarla con la carta di credito o in una busta infilata in un salvadanaio comune. Una mancia abbastanza generosa potrebbe garantire che sia stata pagata in modo dignitoso almeno per l’ora che ha passato con te.
Ma la vera soluzione è sostenere i politici che si impegnano non solo per assicurare un salario minimo ragionevole per tutti i lavoratori delle nostre comunità, ma anche per una corretta applicazione delle leggi sul lavoro.
(Traduzione di Gigi Cavallo)
Il consulente etico è una rubrica del New York Times Magazine su come comportarsi di fronte a un dilemma morale. Qui ci sono tutte le puntate.
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