09 luglio 2018 16:03

I maghi del computer di Hamas sono stati più furbi dell’esercito della nazione start-up (la definizione di Israele tanto cara al nostro ministro dell’istruzione). Sono riusciti ad adescare i soldati con finte applicazioni per incontri sentimentali o per gli aggiornamenti sui Mondiali, poi li hanno spiati attraverso un software impiantato nei loro smartphone. Questa notizia – con parole leggermente diverse – figurava sulla homepage di Haaretz il 3 luglio.

Il Regno Unito aveva appena battuto la Colombia, il villaggio beduino di Khan al Ahmar aveva ricevuto la notifica di confisca dei terreni per scopi militari, in vista della demolizione finale che riguarderà anche la scuola di gomma costruita dall’ong Vento di terra e io mi ero appena accomiatata da un gruppo di persone originarie della Striscia di Gaza, arrivate a Dublino per partecipare a un matrimonio palestinese. Naturalmente non erano arrivate da Gaza, ma da diverse città europee in cui hanno ottenuto asilo politico negli ultimi otto anni, proprio come ha fatto lo sposo quattro anni fa. Io, un’ebrea israeliana privilegiata, ho accettato il ruolo di sostituta dei genitori dello sposo, miei vecchi amici, che non sono riusciti a ottenere l’autorizzazione necessaria per uscire da Gaza, raggiungere l’Europa e partecipare al matrimonio del figlio.

Una lunga conversazione con gli ospiti speciali mi ha ricordato le straordinarie capacità degli abitanti della Striscia di Gaza, non diverse da quelle dei maghi telematici di Hamas. Mi sono tornate alla mente anche le parole di un altro vecchio amico, un ingegnere di Gaza, con cui avevo lodato l’economia dei tunnel di Hamas. “Perché parli di ingegnosità di Hamas”, mi aveva detto, un po’ infastidito. “È la tipica ingegnosità degli abitanti di Gaza”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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