28 giugno 2017 12:15

La battaglia legale lanciata da Gaëtan Schmitt, che chiede di essere riconosciuto come persona di “sesso neutro”, oltre alla diffusione del documentario Ni fille ni garçon (Né ragazzo né ragazza), che segue la vicenda di Vincent Guillot insieme ad altri attivisti, fanno emergere nel dibattito francese le rivendicazioni dei movimenti intersessuali.

Se si possono considerare gli anni sessanta come il momento in cui sono emersi i movimenti femministi e omosessuali, si può dire che il nuovo millennio si caratterizza per la visibilità crescente delle lotte trans e intersessuali. Si delinea così la possibilità di configurare una seconda rivoluzione sessuale transfemminista, che non assume la forma di politiche identitarie ma si costruisce attraverso alleanze stabilite tra varie minoranze politiche di fronte alla norma.

La nostra storia della sessualità è sconcertante quanto un racconto di fantascienza. Dopo la seconda guerra mondiale, la medicina occidentale, dotata di nuove tecnologie che le permettono di accedere a manifestazioni della vita fino ad allora invisibili (differenze morfologiche, ormonali o cromosomiche), si confronta con una realtà scomoda, ovvero che esistono corpi che, alla nascita, non possono essere definiti semplicemente femminili o maschili: piccoli peni, testicoli non formati, assenza di utero, variazioni cromosomiche che vanno oltre lo schema xx/xy. Neonati che rimettono in discussione la logica binaria.

Scale e protocolli
Ne è conseguita quella che, nella terminologia di Thomas Khun, potremmo definire una crisi del paradigma epistemologico della differenza sessuale. Poteva essere possibile modificare il quadro cognitivo dell’assegnazione sessuale, aprire le categorie umane a qualsiasi forma di esistenza genitale. Ma è successo esattamente il contrario. Abbiamo dichiarato “mostruoso”, “inaccettabile”, “handicappato” il corpo genitalmente differente, lo abbiamo sottoposto a un insieme di operazioni chirurgiche e ormonali che cercano di riprodurre le morfologie genitali dominanti, maschile e femminile.

I macabri protagonisti di questa storia (tra gli altri John Money e Andrea Prader) non sono stati né fisici nucleari né militari. Bensì pediatri. A partire dagli anni cinquanta si è diffuso l’uso della “scala Prader” (un metodo visivo che permette di misurare “la virilità anormale delle parti genitali” dei neonati) e il “protocollo Money” (che indica le tappe da seguire per condurre il corpo di un neonato intersessuale verso uno dei poli binari, maschile o femminile).

La mutilazione genitale dei neonati considerati come intersessuali è diventata allora una pratica ospedaliera consueta. Se diverse religioni praticano rituali di marchiatura o mutilazione genitale (clitoridectomia, circoncisione e altre) considerati barbari dall’occidente che si autodefinisce civile, queste stesse visioni razionali accettano come necessario il ricorso a violenti rituali scientifici di mutilazione genitale. Questa fantascienza porno-gore degli anni cinquanta è oggi la nostra comune archeologia anatomica.

La differenza di sesso e di genere garantisce il mantenimento dei privilegi patriarcali ed eterosessuali

La differenza genitale maschile-femminile è in realtà un’estetica (un insieme di forme giudicate in base a una scala di valori) arbitraria e storicamente sopravvalutata, secondo la quale l’essere umano ha solo due possibilità: pene penetrante o vagina penetrata. Siamo sottoposti a un kitsch pornoscientifico, ovvero alla standardizzazione della forma del corpo umano secondo criteri d’estetica genitale eterocentrati.

Il regime binario sesso-genere sta al corpo umano come la mappa al territorio: è un quadro politico che definisce organi, funzioni e usi. Un quadro cognitivo che stabilisce le frontiere di separazione tra il normale e il patologico.

Così come i paesi africani sono stati inventati dagli accordi coloniali tra gli imperi del diciannovesimo secolo, la forma e la funzione dei nostri organi cosiddetti sessuali sono il risultato di accordi sottoscritti dalla comunità scientifica nordamericana all’epoca della guerra fredda, con l’obiettivo di mantenere i privilegi del patriarcato e l’organizzazione sociale della riproduzione eterosessuale.

La dignità del corpo
Il movimento intersessuale contemporaneo denuncia il modo in cui Prader confonde, per esempio, le forme genitali poco diffuse (ma lo sono davvero? Prader parla di un neonato su duemila, ma sono uno su ottocento secondo studi più recenti) con forme patologiche che impongono con la forza un processo di normalizzazione chirurgica e ormonale. La mutilazione genitale deve essere considerata un crimine, indipendentemente dal fatto che sia legittimata da un discorso religioso o scientifico.

Un corpo dotato di macro-clitoride e di utero deve essere riconosciuto come un corpo umano legittimo, senza che sia necessaria una ricostruzione volta a farlo coincidere con l’estetica genitale binaria. Un corpo senza pene e con un orifizio non penetrabile può avere un’esistenza genitale e sessuale fuori dalle imposizioni dell’eterosessualità normativa. Altre estetiche sessuali sono possibili e meritano di essere politicamente accettabili: alcuni trans, peraltro, optano intenzionalmente per un’estetica intersessuale (uomini senza pene, donne con pene e così via).

A essere malato è semmai il regime binario di sesso-genere. Non i corpi chiamati intersessuali. Il prezzo della vostra normalità sessuale è il nostro “intersessualicidio”. La sola cura della quale abbiamo bisogno è un cambiamento di paradigma. Come ci ha insegnato la storia, la differenza di sesso e di genere garantisce il mantenimento dell’insieme dei privilegi patriarcali ed eterosessuali.

Questo cambiamento non sarà quindi possibile senza una rivoluzione politica. Il transfemminismo potrebbe definirsi come un movimento rivoluzionario, ancorché pacifico, che nasce dall’alleanza tra lotte storiche antipatriarcali del femminismo, lotte recenti per la demedicalizzazione e la depatologizzazione dei movimenti trans e intersessuali, ma anche dalla diversità morfologica e neurologica (movimenti handiqueer).

Comporta l’abolizione del sistema binario sesso-genere, delle sue codificazioni istituzionali e amministrative (che partono dall’assegnazione del sesso in utero o al momento della nascita). E promette così una trasformazione politica profonda, che condurrà al riconoscimento dell’irriducibile molteplicità della vita e al rispetto della sua integrità fisica.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano francese Libération.

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