08 febbraio 2018 12:00

La situazione è estremamente chiara. Per evitare nuove elezioni che spariglierebbero ulteriormente lo scacchiere politico tedesco, Angela Merkel doveva accettare di riproporre una grande coalizione con i socialdemocratici dell’Spd, la cui base elettorale resta tentata da una cura di opposizione.

La cancelliera aveva bisogno dell’accordo, al contrario dell’Spd che poteva ottenere forti concessioni facendo valere la possibilità che i suoi militanti rifiutino una nuova coalizione attraverso l’imminente referendum interno.

La sinistra, in una parola, era in posizione di forza, come appare evidente dall’accordo di governo che ha ottenuto il 7 febbraio dai cristianodemocratici. La notizia straordinaria è che il ministero delle finanze passa all’Spd e che sarà un avvocato socialdemocratico specializzato nel diritto del lavoro a controllare i cordoni della borsa.

Di sicuro le cose cambieranno rispetto ai tempi in cui questo incarico era ricoperto dal paladino del rigore Wolfgang Schäuble, ma è punto per punto, dall’economia al rilancio dell’unità europea, che bisogna esaminare le 177 pagine dell’accordo.

La realtà economica tedesca sta per cambiare radicalmente. Anche la politica europea di Berlino non sarà più la stessa

Nel capitolo relativo all’economia, la parola chiave è “investire”. La Germania investirà sei miliardi di euro nella ricerca e nell’istruzione, 12 miliardi nella politica familiare, quattro miliardi negli alloggi sociali e 12 miliardi nella banda larga.

Sono cifre considerevoli, ma le eccedenze di bilancio della Germania lo permettono. Il prossimo governo tedesco soddisferà le richieste del resto dell’Unione e delle istituzioni finanziarie internazionali, che spingono affinché Berlino aumenti le spese per trainare la crescita europea.

Considerando anche gli aumenti salariali che i sindacati stanno per ottenere dalle imprese, la realtà economica tedesca sta per cambiare radicalmente. Anche la politica europea di Berlino non sarà più la stessa.

All’accento sul risanamento dei conti pubblici si sostituisce una tendenza allo sviluppo delle attività attraverso l’investimento comune. Tra le altre cose, l’accordo prevede un aumento del contributo tedesco al bilancio dell’Unione, la costituzione progressiva di un “bilancio per gli investimenti” dell’eurozona, la creazione di un Fondo monetario europeo, il lancio di un progetto di ricerca franco-tedesco, l’instaurazione di una “tassa sostanziale” sulle transizioni finanziarie e una tassazione equa per le grandi aziende che non potranno più sfruttare la diversità nelle varie fiscalità degli stati dell’Unione.

Soffia un vento nuovo, a Berlino, dove l’ossessione è ormai quella di fare proprie le proposte europee della Francia.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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