13 giugno 2018 10:28

Da lui, su un argomento così delicato e complesso, ci saremmo aspettati qualcosa di meglio. Davanti al dramma dell’Aquarius, Emmanuel Macron avrebbe fatto meglio ad ammettere che da due anni i partner europei dell’Italia, a cominciare dalla Francia, l’hanno abbandonata costringendola a gestire da sola le centinaia di migliaia di profughi che sbarcano sulle sue coste, che Roma ha accolto mostrando grande compassione.

Una volta reso omaggio all’Italia, Macron avrebbe potuto constatare, ed è una realtà, che se gli italiani hanno votato per partiti che criticano l’Unione europea e si oppongono ai migranti è solo perché l’Unione ha tradito l’Italia, e gli italiani oggi non possono farsene carico da soli.

L’unica vera soluzione
Macron avrebbe potuto proseguire dichiarando che il rifiuto di lasciar attraccare l’Aquarius in Italia va considerato come un appello alla solidarietà europea e che la Francia vuole ascoltare questo appello e aprirà i suoi porti all’Aquarius in ragione di un’urgenza che tutti riconoscono. Contemporaneamente avrebbe potuto fare appello a tutti i paesi dell’Unione, Italia in testa, affinché lavorino insieme per trovare reali soluzioni che passano inevitabilmente per la ripartizione dei rifugiati politici tra gli stati membri, la gestione dei migranti economici, lo sviluppo di una polizia comune delle frontiere europee e l’apertura di un dialogo serio tra tutti i 27 per un sostegno allo sviluppo delle economie africane, l’unica vera soluzione per affrontare l’immigrazione.

Così facendo, non soltanto la Francia avrebbe compiuto un grande gesto, ma avrebbe anche cercato di far cambiare le cose. Il suo presidente si sarebbe dimostrato all’altezza della sua arte politica, della sua capacità di far capire e prendere in considerazione le ragioni dell’altro e tutti i dati di un problema. Ma purtroppo non è stato così.

Macron ha denunciato “il cinismo” e “l’irresponsabilità” del governo italiano, invitato dal ministro degli esteri francese a ritornare sulla sua decisione di chiudere i porti come se la Francia non potesse fare niente e l’Unione non avesse nulla da rimproverarsi. Poi è arrivata anche la stupefacente dichiarazione di un portavoce di En marche, il partito di Macron, secondo cui la decisione italiana è “vomitevole”, con la prevedibile reazione indignata dell’Italia che ha accusato i francesi (non a torto) di “ipocrisia”.

Ancora non è troppo tardi, ma il 12 giugno la Francia non ha fatto alcun passo avanti. Al contrario, ha complicato e inutilmente infiammato il dibattito proprio mentre il nuovo presidente del consiglio italiano è atteso il 15 giugno a Parigi e su tutti i fronti – Trump, Russia, Medio Oriente – è evidente l’assoluta necessità di consolidare l’unità dell’Europa.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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