19 febbraio 2020 13:20

Il 13 febbraio Bernie Sanders non era fisicamente presente al municipio di Las Vegas per l’evento organizzato da un gruppo ispanico di difesa dei diritti civili, ma l’entusiasmo per la sua campagna elettorale era ancora palpabile. Anche se tre dei suoi rivali – l’ex sindaco di South Bend, in Indiana, Pete Buttigieg; la senatrice Amy Klobuchar del Minnesota; l’uomo d’affari Tom Steyer – erano presenti di persona e hanno ricevuto una calda accoglienza, la folla perlopiù composta da latinos ha cominciato a intonare “Bernie, Bernie” quando il senatore del Vermont è apparso in streaming.

Anche se le primarie del Partito democratico sono partite in due degli stati più bianchi del paese (Iowa e New Hampshire), Bernie Sanders sta già riscuotendo grandi consensi tra gli elettori di origine latinoamericana. In entrambi, Sanders ha rivendicato una vittoria schiacciante nell’elettorato latino, e ora affronterà il suo banco di prova più importante in Nevada, uno stato quasi al 30 per cento latinoamericano e che organizza il suo caucus il 22 febbraio. Anche se altri candidati potrebbero ridurre lo svantaggio, il successo di Sanders invia già da ora un chiaro segnale al resto del suo partito: la sua attenzione nei confronti dei latinos sta pagando, e i suoi avversari democratici hanno ora un immenso lavoro da fare per tenere il passo.

L’affluenza generale al caucus dell’Iowa è stata simile a quella del 2016, ma Matt Barreto, cofondatore della Latino Policy and Politics Initiative dell’Università della California a Los Angeles, mi dice che secondo le sue stime quella dell’elettorato latino è almeno raddoppiata rispetto a quattro anni fa, esprimendosi nettamente a favore di Sanders. Il senatore del Vermont ha ottenuto il 51 per cento dei voti nei trenta distretti elettorali dello stato con più elettori ispanici, mentre nei 12 distretti a maggioranza ispanica ha convinto il 66 per cento di quanti si sono recati al caucus, secondo un’analisi dell’Università della California.

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Qualcosa di simile è accaduto nel New Hampshire, dove Sanders ha spazzato via i suoi avversari grazie al voto latino. Un exit poll della Nbc mostra che Sanders ha ottenuto il 39 per cento dell’elettorato di origine latinoamericana nel corso delle primarie dell’11 febbraio: circa venti punti percentuali in più rispetto a qualsiasi altro candidato.

I due primi stati non hanno una popolazione latinoamericana particolarmente alta, ma in Iowa, dove questa rappresenta circa il 6 per cento, i responsabili della campagna elettorale di Sanders hanno trascorso mesi a far circolare volantini rivolti all’elettorato latino, in collaborazione con gruppi latinoamericani e assumendo promotori e collaboratori di tale origine: una strategia utilizzata anche in Nevada, dove un recente sondaggio lo indica come chiaro favorito. I risultati di Sanders in Iowa e New Hampshire promettono per lui un buon risultato tra l’elettorato latino nello stato. Ma stavolta dovrà fare i conti con una maggiore concorrenza.

Un potenziale elemento di debolezza di Sanders è emerso la settimana scorsa, quando la potente Culinary union (il sindacato dei lavoratori alberghieri e della ristorazione), i cui affiliati sono perlopiù latinoamericani, ha criticato il senatore per il suo progetto di estendere l’assicurazione sanitaria Medicare a tutti. Vari candidati, come Buttigieg e la senatrice Elizabeth Warren del Massachusetts, hanno colto l’occasione al volo e cercato di ottenere il sostegno del sindacato.

I responsabili della campagna elettorale di Sanders sostengono che il senatore vincerà grazie agli elettori latinos

Mentre si apprestano a raggiungere il Nevada nei giorni precedenti al caucus, tutti i candidati democratici cercano febbrilmente di corteggiare gli elettori ispanici. Ma il Nevada si annuncia ostico per i rivali di Sanders: nei confronti dell’elettorato latino, la campagna elettorale del senatore è già anni luce avanti, sostiene Domingo Garcia, presidente della Lega dei cittadini latinoamericani uniti, il principale gruppo latino di difesa dei diritti civili negli Stati Uniti.

Il nome di Warren non è particolarmente conosciuto tra l’elettorato latino, mi hanno spiegato Garcia e altre persone. Inoltre l’abbandono di collaboratori latinoamericani e neri avrebbe rafforzato il sospetto che la sua campagna elettorale non sia particolarmente in sintonia con l’elettorato latino dello stato. Nel frattempo Buttigieg e Klobuchar – che a livello nazionale godono di un sostegno relativamente basso tra le persone non bianche – hanno cercato di mobilitare il sostegno degli elettori ispanici alla vigilia del caucus, ma il personale delle loro rispettive équipe in questo stato è ancora poco nutrito. Entrambi i candidati hanno recentemente concesso delle interviste al canale d’informazione ispanofono Telemundo nel Nevada. Buttigieg ha parlato in spagnolo.

I responsabili della campagna elettorale di Sanders sostengono che il senatore vincerà grazie agli elettori latinoamericani, perché la sua attività fa impallidire quella dei suoi rivali. Chuck Rocha, consulente di grado elevato di Sanders, mi spiega che più di duecento collaboratori, 76 dei quali ispanici, sono impiegati negli undici distaccamenti presenti in tutto lo stato.

“C’è una cosa che non puoi riavere indietro durante le campagne elettorali, ed è il tempo”, mi dice Rocha. “E come ha storicamente fatto la maggior parte delle campagne elettorali con l’elettorato latino quando mancano pochi giorni al caucus, Amy Klobuchar e Pete Buttigieg stanno inondando di pubblicità le televisioni di lingua spagnola” (Sanders ha cominciato a fare pubblicità su queste tv da più di un mese).

Ogni tentativo di raggiungere gli ispanici nel Nevada potrebbe essere tardivo e insufficiente, secondo Clarissa Martínez de Castro, vicedirettrice per la politica e la sensibilizzazione del gruppo indipendente di difesa dei diritti civili Unidos Us.

“È una relazione che va costruita, giusto?”, mi dice Martínez de Castro. “Non si può aspettare l’ultimo minuto: non credo che sia la strategia che i candidati usano con gli elettori che cercano davvero di convincere. Quindi non la dovrebbero usare neanche con quelli latinoamericani”.

Il vantaggio di Sanders presso l’elettorato latino potrebbe significare che lo aspetta una grande serata la notte del caucus, ma il suo effettivo risultato potrebbe avere anche delle implicazioni che vanno oltre il Nevada: la demografia dello stato fa infatti di quest’ultimo un indicatore anche per stati a forte componente latinoamericana, come California e Texas, che voteranno in occasione del Super martedì, il 3 marzo.

Adesso che la sfida elettorale si è lasciata alle spalle Iowa e New Hampshire, ogni candidato si affretta a corteggiare gli elettori ispanici. Ma in Nevada, Sanders sarà un osso duro da battere.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Le date da tenere d’occhio

  • 22 febbraio. Caucus in Nevada.
  • 29 febbraio. Primarie in South Carolina.
  • 3 marzo. Super martedì: Alabama, Arkansas, California, North Carolina, Colorado, Georgia, Massachusetts, Minnesota, Oklahoma, Tennessee, Texas, Vermont e Virginia.
  • 17 marzo. Votano Arizona, Illinois, Florida e Ohio.
  • 28 aprile. Votano Maryland, New York e Pennsylvania
  • 13-16 luglio. Convention nazionale democratica

Un sito dove seguire in tempo reale i sondaggi.

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Questo articolo è uscito su The Atlantic. Leggi la versione originale.
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