08 agosto 2018 10:15

La morte di tre giornalisti russi in un’area isolata della Repubblica Centrafricana, il paese più povero del mondo secondo la Banca mondiale, ha attirato l’attenzione su un presunto piano del Cremlino per assicurarsi risorse e influenza in Africa. Laddove la Cina ha speso miliardi di dollari negli ultimi decenni per cercare di aumentare la sua presenza, la Russia ha scelto di offrire forza bruta e una forte propensione al rischio. I risultati si cominciano a vedere.

I tre giornalisti – Aleksandr Rastorgujev, Kiril Radčenko e Orkhan Džemal – si trovavano in Repubblica Centrafricana per girare un documentario sull’azienda militare privata Wagner, organizzazione dall’operato oscuro, controllata dal Cremlino e legata da alcune inchieste giornalistiche a Evgenij Prigožin, imprenditore di San Pietroburgo vicino al presidente Vladimir Putin. Prigožin è tra le 12 persone rinviate a giudizio negli Stati Uniti insieme alla Internet research agency, fabbrica di troll fondata da Prigožin e coinvolta nelle indagini del procuratore speciale Robert Mueller sull’ingerenza russa nelle elezioni presidenziali del 2016. I mercenari della Wagner hanno combattuto in Ucraina e Siria, e probabilmente sono presenti anche in Repubblica Centrafricana e nel vicino Sudan.

A marzo il ministero degli esteri russo aveva annunciato una collaborazione tra Mosca e il governo del presidente Faustin-Archange Touadéra per esplorare le risorse naturali della Repubblica Centrafricana grazie a contratti di concessione. Il ministero aveva aggiunto che la Russia aveva inviato armi e istruttori (cinque militari e 170 civili) per addestrare i soldati locali. La Repubblica Centrafricana, al cui interno prosegue un conflitto tra cristiani e musulmani, è sottoposta a un embargo Onu sugli armamenti, ma la Russia ha ottenuto un’autorizzazione ufficiale sostenendo che le armi – 5.200 Kalashnikov e un numero inferiore di pistole, lanciagranate e altri apparecchi – sono destinate al regime sostenuto dalle Nazioni Unite.

Tra le concessioni minerarie e gli “istruttori civili”, però, sembra esserci un collegamento ben più stretto di quanto non abbia ammesso il ministero. A luglio Africa Intelligence, centro d’inchiesta e ricerche con sede a Parigi, ha comunicato che il governo della Repubblica Centrafricana aveva cominciato a estrarre diamanti in un territorio alluvionale non lontano dalla capitale Bangui con l’aiuto della Lobaye Invest, impresa che secondo Africa Intelligence sarebbe controllata dalla russa M Invest, fondata da Prigožin. Secondo Africa Intelligence i combattenti della Wagner stavano consegnando equipaggiamenti per l’estrazione mineraria trasportandoli all’interno di mezzi blindati. Nel frattempo i consulenti russi di Touadéra stanno aiutando il presidente a negoziare una tregua con i vari gruppi che facevano parte del movimento ribelle musulmano Séléka.

Come il petrolio siriano, i diamanti della Repubblica Centrafricana sono un prodotto inaccessibile per le aziende regolari

L’oro è un’altra delle principali risorse della Repubblica Centrafricana. I tre giornalisti russi sono morti mentre cercavano di raggiungere una miniera d’oro, a quanto pare per verificare un’eventuale presenza di russi. Le circostanze sono ancora poco chiare. L’autista del veicolo che li trasportava è sopravvissuto, ma continua a cambiare la sua versione dei fatti. Anche se non potranno raccontare la loro storia, i tre giornalisti erano abbastanza conosciuti in Russia da attirare l’attenzione sulla Wagner.

Džemal era uno dei più importanti corrispondenti di guerra, famoso per aver raccontato l’operazione russa contro la Georgia del 2008 e il conflitto libico del 2011, in cui ha rischiato di perdere una gamba. Rastorgujev era un regista conosciuto per le sue tendenze sperimentali, come l’abitudine di consegnare una telecamera ai protagonisti dei suoi documentari affinché registrassero la loro vita quotidiana. Era uno dei due creatori di The term, apprezzato documentario sulle proteste politiche del 2011-2012 in Russia.

La rivalità con la Cina
Mosca ha immediatamente negato qualsiasi responsabilità nella morte dei giornalisti. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri, ha dichiarato che i giornalisti hanno ignorato i canali ufficiali, sottolineando che la presenza di “istruttori civili” russi in Repubblica Centrafricana non era un segreto. Probabilmente Zakharova non ha detto tutta la verità. I mezzi d’informazione regionali hanno riportato che i russi in Repubblica Centrafricana sono molti più dei 170 citati dal ministero degli esteri. Tra l’altro Mosca non ha ammesso il legame tra gli “istruttori” e le concessioni minerarie.

Le concessioni permettono alla Russia di contendere le risorse locali alla Cina, da tempo interessata e presente nel paese fin dal 2007, quando un’azienda cinese ha cominciato a scavare un pozzo di petrolio. Finora Pechino ha avuto meno fortuna rispetto a Mosca, nonostante abbia cancellato miliardi di dollari dal debito della Repubblica Centrafricana e avviato un programma per formare i funzionari del governo. Il progetto petrolifero si è interrotto nel 2017, e di recente la Cina non è riuscita a ottenere un’autorizzazione per la consegna di armi simile a quella accordata alla Russia. La Francia, ex paese colonizzatore della Repubblica Centrafricana, è particolarmente preoccupata dall’avanzata delle potenze non occidentali nella zona.

La Russia di Putin sta cercando di ripristinare l’influenza sovietica nei paesi in via di sviluppo. L’attività russa in Africa non si limita alla Repubblica Centrafricana, e a questo punto è importante tenere d’occhio eventuali concessioni ottenute da Mosca in altri paesi, come Sudan, Ciad, Ruanda e Gabon. Il modello della Wagner è particolarmente adatto in una regione dove una presenza armata può essere un requisito essenziale per il successo e dove fare troppe domande può costare la vita.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è uscito su Bloomberg View.

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