05 novembre 2018 13:18

Il mondo intero aspetta di conoscere il risultato delle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti. La posta in gioco non riguarda solo gli statunitensi. Donald Trump ha un effetto talmente perturbante sulla scena internazionale che tutto il mondo ha interesse a scoprire se uscirà rafforzato o indebolito da questo primo test elettorale e quale sarà l’impatto delle elezioni sui prossimi due anni, fino alle presidenziali del 2020.

Visto da Washington, il mondo si divide in diverse categorie, non solo tra amici e nemici come succedeva nell’universo binario del passato.

Innanzitutto ci sono i veri amici, più numerosi di quanto si possa pensare. Poi ci sono gli alleati, irrequieti perché non vengono ascoltati (Francia e Germania fanno chiaramente parte di questa categoria). Ci sono anche gli amici delusi come Vladimir Putin, che affascina Trump ma a cui è meglio non avvicinarsi troppo.

C’è tutta una varietà di nemici o rivali, alcuni dei quali sono finiti nelle grazie del presidente americano come il leader nordcoreano Kim Jong-un, di cui Trump si è detto “innamorato”, mentre altri vengono colpiti dalle sanzioni, come l’Iran dei mullah. Infine c’è la Cina, rivale strategico del ventunesimo secolo, a cui è riservato un trattamento particolare. In questo contesto è inevitabile che tutti osservino con attenzione il voto del 6 novembre.

Se Trump fosse costretto a gestire un congresso passato in mano ai democratici ne uscirebbe indebolito

Donald Trump può contare su un manipolo di amici che condividono la sua visione nazionalista del mondo. In Europa possiamo citare l’Italia di Matteo Salvini ma anche la Polonia e l’Ungheria, le democrazie “illiberali” che condividono i valori di Trump.

In Medio Oriente, il presidente statunitense ha sicuramente un grande amico nella persona di Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano e probabilmente principale alleato di Washington nel mondo. Netanyahu è corso subito in aiuto di Trump quando il presidente americano è stato criticato per la sua reazione all’attacco antisemita di Pittsburgh.

Trump ha inoltre scoperto da poco un alleato importante, quel Jair Bolsonaro diventato presidente del Brasile, il più grande paese dell’America Latina, e grande nostalgico della dittatura militare.

Percezioni cambiate
Ma in che modo il risultato del voto americano può influire sul resto del mondo? Se Trump fosse costretto a gestire un congresso passato in mano ai democratici, come previsto dai sondaggi, ne uscirebbe indebolito, o quanto meno costretto ad accettare compromessi, cosa che Trump non è naturalmente incline né abituato a fare.

Non è detto che le elezioni abbiano un impatto sulla politica estera della Casa Bianca, ma cambieranno sicuramente la percezione degli interlocutori di Trump, che potrebbero non avere più davanti il capo onnipotente degli Stati Uniti ma un uomo che non è più sicuro di essere rieletto nel 2020.

In molti paesi insoddisfatti dalla politica di Trump, la parola d’ordine è “resistere ancora due anni”, e si scommette su una sua sconfitta nel 2020 e dunque sul ritorno a una diplomazia americana più multilaterale. Dopo le elezioni del 6 novembre sapremo in quali condizioni Donald Trump arriverà a Parigi per le celebrazioni dell’11 novembre per i cento anni dalla fine della prima guerra mondiale.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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