30 gennaio 2019 10:32

Difficile fare peggio. Il 30 gennaio il vice primo ministro cinese Liu He avvierà a Washington una trattativa cruciale per porre fine alla guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina. Ma alla vigilia dell’incontro gli Stati Uniti hanno deciso di inasprire i rapporti tra i due paesi comunicando i capi d’accusa nei confronti del gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei, simbolo dell’orgoglio nazionale per il potere cinese.

Si tratta di più di venti accuse molto gravi, che vanno dalla violazione delle sanzioni contro l’Iran al furto di tecnologie statunitensi per un periodo di vent’anni. Dopo l’arresto dello scorso novembre a Vancouver di Meng Wenzhou, direttrice finanziaria di Huawei e soprattutto figlia del fondatore dell’azienda, tutti i protagonisti di questa crisi geotecnologica attendevano con ansia il passo successivo. Ora che è arrivato, a Pechino si sono convinti che gli Stati Uniti andranno fino in fondo chiedendo l’estradizione di Meng per sottoporla a un processo in cui rischia fino a vent’anni di carcere.

Una scelta precisa
I leader cinesi sono furiosi. Sui social network cinesi i nazionalisti chiedono il richiamo del vice primo ministro, che rischierebbe di essere considerato un traditore se facesse concessioni agli statunitensi nella trattativa commerciale.

Attaccare Huawei è una scelta precisa. Si tratta dell’azienda leader al mondo nelle telecomunicazioni e pioniera della tecnologia del 5g, la chiave dell’internet di domani. È il fiore all’occhiello dell’industria cinese, un campione nazionale come li chiamiamo in Francia. Meng appartiene all’aristocrazia rossa, così come il presidente Xi Jinping, il cui padre era molto vicino a Mao.

Il mondo si sta avvicinando a una grande divergenza tecnologica tra la sfera d’influenza cinese e l’occidente, a sua volta diviso

A Washington tutto questo lo sapevano benissimo. L’azione nei confronti di Meng è deliberata. Donald Trump è ossessionato dalla rivalità con la Cina e in particolare dal tentativo di Pechino di giocarsela alla pari e poi superare gli Stati Uniti nelle tecnologie del futuro. Bloccando Huawei, la Casa Bianca cerca di ostacolare l’inarrestabile ascesa della tecnologia cinese.

Il conflitto somiglia sempre di più a una guerra fredda. Non solo Washington ha già chiuso il mercato statunitense a Huawei, ma chiede ai suoi alleati di fare lo stesso. L’Australia ha acconsentito e presto potrebbe essere seguita dai britannici. Di recente si è scoperto che la Francia e la Germania stanno valutando il rischio per la sicurezza che comporterebbe l’installazione di materiale Huawei all’interno della rete 5g, indispensabile nel mondo iperconnesso di domani.

Il mondo si sta avvicinando a una grande divergenza tecnologica tra la sfera d’influenza cinese e il gruppo occidentale, a sua volta diviso. Huawei è solo la parte visibile di una battaglia tecnologica tra i due giganti del ventunesimo secolo, i due paesi che oggi possiedono le aziende, i capitali e le ambizioni maggiori in materia di intelligenza artificiale.

La storia, forse, ricorderà l’arresto di una direttrice finanziaria a Vancouver come punto di partenza di questa nuova guerra fredda.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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