04 gennaio 2020 14:48

In Europa la politica a volte fa venire le vertigini. È il prezzo da pagare in periodi di profonda riorganizzazione del sistema. In Austria il giovane cancelliere conservatore Sebastian Kurz – dopo l’alleanza con l’estrema destra – si appresta a governare con i Verdi.

Passare dalla destra radicale agli ecologisti non è cosa da poco, soprattutto per un cancelliere che non si era fatto tanti scrupoli ad allearsi con un partito accusato più volte di inclinazioni neonaziste. L’ultimo voltafaccia è il risultato dell’esplosione della coalizione precedente.

Molti ricorderanno l’episodio rocambolesco filmato l’anno scorso in una villa di Ibiza, quando Hanz-Christian Strache – vicepremier austriaco e leader di estrema destra del Partito delle libertà (Fpö) – discuteva di finanziamenti con un presunto emissario della Russia. Quello scandalo aveva finito per far cadere il governo.

Alle successive elezioni, nell’ottobre del 2019, l’Fpö ha pagato dazio, mentre i Verdi, con il 14 per cento dei voti, hanno guadagnato terreno. Ora gli ecologisti dovrebbero conquistare un ministero dell’ambiente con un raggio d’azione più ampio.

La storia, la novità
Non si tratta di un caso unico in Europa. Per l’Austria è la prima volta, ma attualmente ministri ecologisti sono in carica in Svezia, in Finlandia, in Lituania e in Lussemburgo.

Se torniamo indietro nel tempo, negli anni novanta anche Francia e Germania hanno avuto coalizioni con la partecipazione dei Verdi, in entrambi i casi insieme alla sinistra.

La novità è che in molti paesi i Verdi sono nelle condizioni di allearsi sia con la destra sia con la sinistra, come dimostra il caso dell’Austria. È una svolta che non tutti i partiti ecologisti condividono – per esempio non è così in Francia – e che alimenta dibattiti infuocati.

In ogni caso la possibilità di favorire politiche più attente all’ecologia di solito prevale sulle reticenze ideologiche. In diversi paesi i Verdi sono una formazione cardine, e approfittano della crisi dei partiti tradizionali offrendo un’alternativa all’avanzata del populismo, meno irresistibile di quanto si temesse.

In Germania i Grünen (Verdi) sono diventati la seconda forza politica. Alle europee del 2019 hanno superato il 20 per cento dei voti, scavalcando i socialdemocratici – penalizzati dalla lunga coabitazione con la cancelliera Angela Merkel – e conquistando l’attenzione dei giovani preoccupati per la crisi climatica.

Guidati dall’ala realista, i verdi tedeschi sono presenti sia in grandi città come Francoforte sia nei länder, alleati dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) o dei socialisti dell’Spd. Nessuno si sorprenderebbe se entrassero a far parte del governo federale dopo le elezioni legislative del 2021. I più audaci sognano addirittura un cancelliere ecologista.

Va detto che anche Merkel quest’anno ha avanzato proposte molto “verdi”, come se si preparasse a passare il testimone a chi incarna meglio le istanze della lotta alla crisi climatica.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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