19 ottobre 2020 10:14

Finalmente una buona notizia nell’attualità internazionale: la vittoria dell’etica in politica. Non ovunque, naturalmente, ma ai nostri antipodi, in Nuova Zelanda, dove la prima ministra Jacinda Ardern è stata rieletta facendo segnare il record di voti per una maggioranza uscente negli ultimi cinquant’anni.

Certo, l’arcipelago del Pacifico ha cinque milioni di abitanti e 35 milioni di pecore, ma resta il fatto che la premier ha dovuto affrontare gli stessi flagelli che hanno colpito il resto del mondo: il covid-19 e il terrorismo. In entrambi i casi Ardern ha vinto la sfida.

In Nuova Zelanda il virus è stato neutralizzato attraverso un lockdown severo e controlli a tappeto. Durante il corso della crisi Jacinda Ardern è stata il volto rassicurante di una gestione efficace e trasparente, e questo ha avuto un ruolo cruciale nel suo successo alle urne.

Contraccolpo economico
Il fatto di dover gestire un territorio insulare ha permesso al governo di controllare gli spostamenti della popolazione. Al momento il conto delle vittime del covid-19 in Nuova Zelanda è fermo a una ventina di persone. Il 18 ottobre è stato confermato un nuovo caso di positività dopo tre settimane senza contagi, e il focolaio è stato immediatamente isolato. Il risultato è una vita tornata alla normalità, anche se l’economia è in recessione.

Il terrorismo ha colpito la Nuova Zelanda nel marzo del 2019, quando un suprematista bianco australiano ha aperto il fuoco su un gruppo di fedeli in preghiera nelle moschee di Christchurch, terza città del paese, uccidendo 51 persone. L’attentatore ha trasmesso il suo gesto in diretta su Facebook, esaltato da gruppi che condividevano la sua ideologia.

Jacinda Ardern non è una “lady di ferro”. Socialdemocratica, ha vinto senza abbandonare i suoi valori

È stato allora che il mondo ha scoperto Jacinda Ardern e l’empatia che ha saputo mostrare permettendo al paese di superare la prova senza le tensioni, la polarizzazione e i rischi di divisione insiti in un simile dramma.

Ardern ha consolato le famiglie delle vittime e ha rassicurato la popolazione, ma ha anche bandito le armi automatiche ancora in vendita e ha lanciato una crociata contro le grandi piattaforme digitali e il loro lassismo. Una gestione esemplare riconosciuta da tutto il mondo.

Jacinda Ardern è l’esatto contrario di una “lady di ferro”. Socialdemocratica di quarant’anni, ha evidenziato l’empatia, la fermezza e l’efficacia che ci si attendono in un periodo di crisi, ed è riuscita a convincere senza abbandonare i suoi valori o quelli del paese. I neozelandesi le hanno concesso in massa la loro fiducia.

Con tutti i limiti di un paragone con un paese così peculiare come la Nuova Zelanda, possiamo trarre un insegnamento semplice e rassicurante dal percorso di Jacinda Ardern.

In questo mondo in cui la polarizzazione e l’impossibilità di un dibattito sereno sono ormai la norma, l’esempio peggiore ci arriva dalla campagna elettorale degli Stati Uniti. La prima ministra neozelandese non ha reinventato la politica, ma ha semplicemente lavorato in modo umano e a misura di essere umano, concedendosi addirittura il lusso di partorire durante il mandato.

I neozelandesi hanno ironizzato per due anni sostenendo che Ardern fosse più famosa nel resto del mondo che all’interno del paese. Ma la sua vittoria schiacciante smentisce questa teoria, e dimostra che si può ancora vincere le elezioni senza sposare il populismo, anche nel 2020.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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