16 dicembre 2021 10:05

Come si dice “restituire il favore” in russo? E in cinese? Bisognerebbe porre la domanda a Vladimir Putin e Xi Jinping. Protagonisti di rapporti tesi se non apertamente conflittuali con i paesi occidentali, il numero uno russo e il suo collega cinese hanno mostrato il 15 dicembre un’evidente vicinanza di interessi.

Nel corso di un incontro in videoconferenza, trasmesso in parte in tv, i due leader hanno portato in scena il loro rapporto in un momento di grande tensione. Ognuno ha offerto all’altro il “regalo” di cui ha bisogno: Putin ha annunciato al suo “caro amico” Xi che si recherà di persona a Pechino per l’apertura dei giochi olimpici invernali in programma a febbraio, laddove gli statunitensi hanno programmato un boicottaggio diplomatico.

Xi, di contro, ha appoggiato la richiesta di “garanzie di sicurezza” rivolta dalla Russia agli occidentali mentre più di centomila soldati russi sono ammassati alle frontiere dell’Ucraina. “Garanzie di sicurezza” è un eufemismo per indicare il riconoscimento di una sfera d’influenza russa che comprenderebbe l’Ucraina.

Le effusioni russo-cinesi sono significative, anche perché parliamo di due paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, oltre che di due potenze nucleari complementari: la Cina ha bisogno degli idrocarburi russi, mentre la Russia vorrebbe appoggiarsi alla Cina per sfruttare una capacità industriale che non è mai riuscita a sviluppare.

I due paesi condividono l’idea che l’occidente sia in declino

Dopo le sanzioni occidentali inflitte nel 2014 alla Russia a causa dell’occupazione e dell’annessione della Crimea, Mosca e Pechino sono diventate non tanto alleate (questa parola non è mai stata pronunciata) ma partner sempre più stretti, con regimi politici dittatoriali convergenti. Oggi il collante della relazione tra i due paesi è la volontà di infrangere l’egemonia occidentale nella gestione del mondo. Cina e Russia sono due potenze che possiamo chiamare “revisioniste”. I due paesi condividono l’idea che l’occidente sia in declino, che abbia perduto la sua coesione e la sua volontà e che basti accelerarne il destino per cambiare i rapporti di forze. È precisamente ciò che sta accadendo in Ucraina.

L’Ucraina rappresenta un test di questi rapporti di forza. Non è certo la prima volta che la Russia ammassa truppe alla frontiera, e come già in passato gli occidentali si domandano se Putin stia bluffando o meno. Il presidente russo mette alla prova le reazioni occidentali e il 15 dicembre, durante un contatto diplomatico con gli statunitensi, ha messo sul tavolo la sua richiesta in materia di “garanzie di sicurezza”.

Il 15 dicembre, a Bruxelles, si è svolto un vertice europeo in cui l’argomento principale era il problema in Ucraina. Emmanuel Macron e il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno incontrato il presidente ucraino Volodimyr Zelenskij .
Gli occidentali non sono ancora pronti a concedere a Zelenskij ciò che chiede, ovvero l’ingresso nella Nato, ma non vogliono nemmeno offrire a Putin la vittoria di un veto permanente alla candidatura ucraina. È attorno a questo meccanismo, alle porte dell’Unione europea, che si gioca la partita del mondo di domani, con Putin e Xi nel ruolo degli sfidanti aggressivi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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