14 dicembre 2022 10:15

Quando si verifica un incidente alla frontiera tra due paesi che contano in totale quasi tre miliardi di abitanti, entrambi dotati dell’arma nucleare e animati da una vecchia rivalità, è doveroso prestare attenzione. Anche quando il bilancio è solo di qualche ferito lieve.

È quello che è accaduto il 9 dicembre nelle montagne dell’Himalaya, in un punto di contatto lungo i 3.488 chilometri delle frontiera tra Cina e India. Le versioni dei fatti differiscono: il 13 dicembre il ministro della difesa indiano ha accusato centinaia di soldati cinesi di aver oltrepassato la frontiera per attaccare una guarnizione indiana. Pechino, invece, afferma che sono stati gli indiani a bloccare il passaggio di una pattuglia cinese.

I due eserciti rispettano un vecchio accordo che vieta ai soldati alla frontiera di portare armi da fuoco, cosa che ha limitato fortemente il bilancio dell’incidente. Un breve video pubblicato in India mostra i soldati indiani mentre respingono i cinesi a colpi di bastone, una scena sorprendente trattandosi di potenze militari super equipaggiate.

Da allora sembra tornata la calma, ma l’incidente dimostra che la situazione non è stata risolta dopo il ben più grave scontro alla frontiera del giugno del 2020, che aveva provocato decine di morti.

Un vecchio conflitto incentrato sui confini oppone la Cina e l’India da decenni, e nel 1962 ha provocato perfino una guerra. Da quel momento è stato fissato un confine provvisorio, chiamato “linea di controllo effettivo”, nell’attesa di un accordo che non arriva mai.

L’aspetto più sorprendente in queste nuove tensioni è che la guerra in Ucraina ha cambiato la situazione

Ma la rivalità tra questi due giganti asiatici è più globale. I due paesi non riescono a superare la sfiducia reciproca nonostante diversi tentativi. Nel 2019 Xi Jinping e Narendra Modi sono stati immortalati in abbigliamento casual in un ambiente sontuoso per mostrare l’intesa tra i due paesi. Ma l’anno successivo i rispettivi eserciti si sono affrontati e in Asia è improvvisamente tornato il clima da guerra fredda.

L’aspetto più sorprendente in queste nuove tensioni è che la guerra in Ucraina ha cambiato la situazione. L’India si è rifiutata di condannare la Russia, vecchio alleato di epoca sovietica e principale fornitore di armi e idrocarburi. In questo senso New Delhi si è allineata con la Cina, principale partner strategico della Russia rispetto agli Stati Uniti. Ma tra amici e nemici il confine non è così netto.

L’India sembra determinata a giocarsi le sue carte. Il governo indiano si considera alla guida di una potenza emergente, laddove la Cina è ormai diventata un superpotenza, con i relativi aspetti positivi e negativi. New Delhi cerca di attirare gli investitori spaventati dal contesto politico cinese. Come la Apple, che ha installato una seconda base industriale in India.

L’India si considera una potenza regionale autonoma, capace di essere alleata degli Stati Uniti nell’ambito del Quad con Giappone e Australia per opporsi alla Cina ma anche di dire “no” agli statunitensi sulla Russia.

Questa autonomia è stata sempre ostacolata dalla rivalità con la Cina, dal rapporto privilegiato tra Pechino e il temuto vicino pachistano e da un contesto geopolitico asiatico sempre più teso. Quello che ci insegnano gli incidenti a ripetizione lungo la frontiera è che se un giorno l’India dovesse scegliere da che parte stare in una eventuale polarizzazione asiatica, non sarebbe dalla parte della Cina.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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