“Transazionale”: è questa la parola utilizzata più spesso per descrivere Donald Trump. Nelle ultime ore ne abbiamo avuto un esempio perfetto. Il presidente statunitense ha infatti suggerito che l’Ucraina potrebbe offrire i suoi metalli preziosi, le famose terre rare, come garanzia per il denaro e le armi che riceve da Washington.
L’idea ha suscitato una certa sorpresa. D’altronde eravamo abituati a un contesto in cui gli Stati Uniti giustificavano gli aiuti all’Ucraina sul piano dei valori, della libertà contro l’aggressione russa e via discorrendo. Ma con il nuovo presidente non funziona così. Tutto ruota attorno al cash, tutto ha un prezzo: perfino la lotta per la libertà.
Questa transazione è così “trumpiana” che il cancelliere tedesco Olaf Scholz l’ha criticata, definendola “egoista”, prima di scoprire che era stata suggerita a Trump proprio da Volodymyr Zelenskyj.
Secondo il quotidiano online Kyiv Independent, infatti, la proposta è presente nel “piano per la vittoria” presentato dal presidente ucraino ai suoi alleati, tra cui gli Stati Uniti. Il 4 febbraio, Zelenskyj si è detto pronto ad accogliere gli investimenti minerari di Washington.
Il presidente ucraino sta cercando in tutti i modi di disinnescare la retorica anti-ucraina utilizzata da Trump e dal suo entourage durante la campagna elettorale, quando il candidato repubblicano aveva promesso di risolvere il conflitto nell’arco di 24 ore riunendo Zelenskyj e Putin, mentre il futuro vicepresidente JD Vance diceva di non aver alcun interesse per il destino dell’Ucraina.
Zelenskyj ha dunque accettato di percorrere la strada transazionale, e per il momento sembra funzionare. “Doniamo agli ucraini centinaia di miliardi di dollari”, ha dichiarato il 4 febbraio Trump (un’esagerazione perché i miliardi di dollari spesi dal 2022 sono 65, ma poco importa). “Loro hanno terre rare formidabili. Voglio una garanzia attraverso le terre rare, e loro sono disposti a offrirla”.
Le terre rare sono i minerali di cui l’America ha bisogno per liberarsi della dipendenza dalla Cina, che domina il mercato mondiale.
L’obiettivo di Zelenskyj è quello di consentire al suo paese di continuare a ricevere gli aiuti. Una fonte ucraina citata dalla stampa di Kiev sottolinea che un accordo simile comporterebbe automaticamente una garanzia di sicurezza per l’Ucraina, dato che gli Stati Uniti non vorrebbero mai che i minerali finissero nelle mani della Russia.
Siamo nel campo del paradosso, perché lo scambio tra Trump e Zelenskyj, concordato attraverso dichiarazioni pubbliche, significa implicitamente che Washington intende confermare l’aiuto all’Ucraina purché “ci sia da guadagnare”. Qualcuno potrebbe essere sconvolto da questo materialismo, ma dal punto di vista dell’Ucraina conta soltanto il risultato.
Dopo aver temuto di essere abbandonata in seguito all’ingresso di Trump alla Casa Bianca, l’Ucraina può tirare un sospiro di sollievo e sperare di creare un rapporto di forze meno sfavorevole rispetto alla Russia, prima di avviare un negoziato che appare sempre più inevitabile.
La reazione del Cremlino è stata perentoria: “sarebbe meglio se gli aiuti statunitensi non ci fossero affatto”.
Al momento niente è deciso, soprattutto considerando che Mosca continua a guadagnare terreno e a lanciare missili sulle città ucraine. Ma ora l’Ucraina, non più considerata come un alleato dal presidente degli Stati Uniti, può consolarsi con l’idea di essere diventata “cliente” di un capo di stato assolutamente “transazionale”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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