L’opposizione, che negli ultimi dieci anni aveva boicottato il voto, ha ottenuto la maggioranza alle elezioni parlamentari che si sono tenute in Kuwait il 29 settembre.... Leggi
Il 16 febbraio la corte costituzionale ha revocato una legge che criminalizzava “l’imitazione del sesso opposto”. Secondo Amnesty international è “una grande svolta... Leggi
“Dal 1990 la regione che comprende il Medio Oriente e il Nordafrica è la più militarizzata del mondo”, dice il professore di studi strategici Robert Springborg: le spese militari e per la difesa continuano a crescere nei paesi di quest’area, nonostante la crisi economica. La grande quantità di armamenti alimenta la rivalità tra le potenze regionali e i conflitti in corso, dalla Siria allo Yemen. Ma a vendere le armi ai paesi della regione sono soprattutto i paesi occidentali e la Russia. Leggi
Il parlamento del Kuwait, su richiesta del governo, ha approvato una legge contro il terrorismo, che impone a tutti i cittadini e agli stranieri che abitano nel paese di sottoporsi a un test del dna per istituire una banca dati nazionale. L’obiettivo della legge è facilitare il lavoro degli inquirenti e della polizia e rendere gli arresti più facili. È stato creato anche un fondo di emergenza di 363 milioni di euro per finanziare il dispositivo. La legge prevede un anno di carcere e una multa fino a 272mila euro per chi rifiuterà di sottomettersi al test.
La misura è stata adottata dopo l’attentato suicida del 26 giugno contro una chiesa sciita, rivendicato dal gruppo Stato islamico, che ha causato 26 morti e 277 feriti. È la prima volta che un paese rende obbligatoria una misura di questo genere per tutti i suoi cittadini.
La lotta contro il gruppo Stato islamico è “la lotta della nostra generazione”, ha dichiarato il premier britannico David Cameron, aggiungendo che lo Stato islamico rappresenta una “minaccia all’esistenza” dell’occidente. Ma non è affatto così. Leggi
Il ministro dell’interno del Kuwait ha annunciato lo smantellamento di una “cellula terroristica” responsabile dell’attentato suicida contro una moschea sciita, che il 26 giugno ha provocato la morte di 27 persone ed è stato rivendicato dal gruppo Stato islamico. Sessanta persone sono state arrestate in relazione all’attentato e le autorità hanno chiuso un’organizzazione benefica sospettata di raccogliere fondi da mandare ai combattenti in Siria. I servizi segreti stanno compiendo indagini anche su altri gruppi che potrebbero essere legati ad attività terroristiche. Il ministro ha aggiunto che l’emirato ha rafforzato le misure di sicurezza, in particolare nei pressi delle moschee e di altri luoghi di culto. Leggi
La polizia del Kuwait sta interrogando diverse persone con l’accusa di essere coinvolte nell’attentato suicida all’interno di una moschea sciita della capitale, che ieri, venerdì di Ramadan, ha ucciso 27 persone riunite in preghiera e ne ha ferite circa 220. “Abbiamo arrestato numerose persone sospettate di avere legami con l’attentatore suicida”, ha detto una fonte della sicurezza del paese del golfo arabo.
Il gruppo Stato islamico si è assunto la responsabilità del bombardamento, che è il primo attacco terroristico da più di due decadi nel piccolo paese petrolifero del golfo arabo, a maggiaranza sunnita. Un comunicato diffuso dall’organizzazione la “provincia di Najd” – autodefinitasi la branca saudita del Gruppo islamico – identifica l’attentatore suicida come Abu Suleiman al-Muwahhid. La moschea sarebbe stata scelta come obiettivo dai jihadisti perché “diffondeva gli insegnamenti sciiti tra la popolazione sunnita”.
Il governo kuwaitiano ha dichiarato il lutto nazionale e ha disposto i funerali di stato per le vittime.
Almeno 25 persone sono morte e 202 sono rimaste ferite in un attacco avvenuto venerdì 26 giugno e rivendicato dal gruppo jihadista dello Stato islamico. Un attentatore suicida si è fatto esplodere in una moschea durante la preghiera del venerdì. Un testimone ha raccontato che più di duemila persone erano presenti nell’edificio. Leggi
Almeno 25 persone sono morte e 202 sono rimaste ferite nell’attentato rivendicato dal gruppo Stato islamico alla moschea di Kuwait City. Lo ha confermato il ministero dell’interno del paese. Reuters
Un’esplosione ha colpito una moschea sciita a Kuwait City, durante la preghiera del venerdì, uccidendo almeno dieci persone e ferendone almeno altre otto. L’attacco è stato rivendicato dai jihadisti del gruppo Stato islamico. L’emiro del Kuwait, Sabah al Ahmad al Jaber al Sabah si è recato nella moschea, poco lontana dalla sede del ministero dell’interno, nel quartiere centrale di Al Sawabir.
Secondo l’ex ministro dell’informazione Saad al Ajmi, l’attentato ha ricordato che “nessun paese è immune dal terrorismo”. Nel paese del golfo le relazioni tra la comunità sunnita e quelle sciita sono buone ed episodi simili sono rari.
Un’esplosione ha colpito una moschea sciita a Kuwait city durante la preghiera del venerdì. Secondo i mezzi d’informazione locali ci sono almeno tre morti. Al Jazeera
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