Più di cento persone sono morte e centinaia sono rimaste ferite il 9 dicembre in un raid aereo dell’esercito contro un mercato del Darfur Settentrionale, nell’ovest del Sudan, ha affermato il 10 dicembre un’associazione di avvocati.
“L’attacco, avvenuto di lunedì, il giorno della settimana in cui migliaia di persone arrivano dai villaggi vicini per fare la spesa al mercato, ha causato la morte di più di cento persone, tra cui donne e bambini”, ha dichiarato Emergency lawyers, un’associazione che documenta le atrocità commesse nel paese dall’aprile 2023, quando è cominciata la guerra civile tra l’esercito e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf).
L’attacco è avvenuto a Kabkabiya, circa 180 chilometri a ovest di Al Fashir, il capoluogo del Darfur Settentrionale, che da maggio è sotto il controllo delle Rsf.
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Emergency lawyers ha aggiunto che “raid aerei indiscriminati hanno preso di mira almeno tre quartieri di Nyala”, il capoluogo del Darfur Meridionale e seconda città più popolosa del paese.
Secondo l’associazione, gli eventi degli ultimi giorni “contraddicono le affermazioni dell’esercito secondo cui i raid aerei prenderebbero di mira esclusivamente obiettivi militari”.
Infine, un drone non identificato precipitato il 26 novembre nel Kordofan Settentrionale, nel centro del paese, è esploso la sera del 9 dicembre, uccidendo sei persone, tra cui alcuni bambini.
Sia l’esercito, guidato dal capo della giunta militare Abdel Fattah al Burhan, sia le Rsf, guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, sono accusate di crimini di guerra per aver deliberatamente preso di mira i civili e bloccato gli aiuti umanitari.
Secondo le Nazioni Unite, il conflitto ha causato decine di migliaia di morti e più di undici milioni di sfollati, 3,1 milioni dei quali hanno lasciato il paese. La crisi umanitaria in corso è una delle più gravi della storia recente.