Il mese di gennaio è stato il più caldo mai registrato nel mondo, ha affermato il 6 febbraio il Servizio europeo sul cambiamento climatico di Copernicus (C3s), un dato che ha sorpreso gli scienziati, convinti che il fenomeno della Niña avrebbe messo fine, almeno temporaneamente, a due anni di temperature record.

“La tendenza degli ultimi due anni si è confermata anche a gennaio, nonostante lo sviluppo della Niña”, un fenomeno climatico che causa un raffreddamento temporaneo della temperatura media globale, ha affermato Samantha Burgess, vicedirettrice del C3s.

Con una temperatura di 13,23 gradi, il mese di gennaio ha superato di 1,75 gradi quella dell’era preindustriale, prima che l’uso massiccio dei combustibili fossili cominciasse a modificare il clima terrestre.

Gli scienziati si aspettavano che, dopo i record di caldo registrati nel 2023 e nel 2024, la fine del fenomeno climatico del Niño e l’inizio di quello opposto della Niña avrebbero causato un leggero raffreddamento.

“Il dato di gennaio è sorprendente”, ha dichiarato all’Afp Julien Nicolas, un climatologo del C3s.

“Tra l’altro abbiamo rilevato i segnali di un possibile rallentamento o arresto dello sviluppo della Niña, che potrebbe sparire del tutto entro marzo”, ha aggiunto.

Per quanto riguarda la temperatura di superficie degli oceani, il mese di gennaio è stato il secondo più caldo in assoluto dopo il gennaio 2024.

Inoltre, l’estensione del ghiaccio marino nell’Artico ha registrato il livello più basso di sempre per un mese di gennaio.

“Il gennaio 2025 è diventato il diciottesimo degli ultimi diciannove mesi in cui la temperatura media globale ha superato quella dell’era preindustriale di più di 1,5 gradi”, ha affermato il C3s.

L’accordo di Parigi sul clima, da cui il presidente statunitense Donald Trump ha di recente annunciato il ritiro per la seconda volta, punta a contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei due gradi e se possibile sotto 1,5 gradi per evitare gli effetti più catastrofici del cambiamento climatico.

Secondo un nuovo studio, il cui autore principale è James Hansen, ex capo climatologo della Nasa, l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro i due gradi in più rispetto all’era preindustriale è ormai “irraggiungibile”.

“C’è stata una mancanza di realismo nella valutazione del clima, che è più sensibile alle emissioni di gas serra di quanto pensavamo”, ha spiegato Hansen.