Il 20 maggio il Regno Unito ha sospeso i negoziati per un accordo di libero scambio con Israele e convocato l’ambasciatrice israeliana Tzipi Hotovely, in risposta al rafforzamento dell’offensiva nella Striscia di Gaza.
Il ministero degli esteri britannico ha inoltre annunciato delle sanzioni contro i coloni israeliani responsabili di violenze in Cisgiordania.
“L’escalation a Gaza è moralmente ingiustificabile, totalmente sproporzionata e controproducente”, ha affermato il ministro degli esteri britannico David Lammy alla camera dei comuni, in un discorso molto critico nei confronti del governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu.
“Questa guerra sta creando una generazione di orfani e persone traumatizzate, pronti a essere reclutati da Hamas”, ha aggiunto.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Israele ha reagito respingendo le “pressioni esterne”.
“Le pressioni esterne non distoglieranno Israele dal suo obiettivo, che è di difendere la sua esistenza e la sua sicurezza di fronte a nemici che vogliono distruggerlo”, ha affermato il ministero degli esteri israeliano in un comunicato. “Se il governo britannico vuole danneggiare la sua stessa economia per i suoi pregiudizi antisraeliani e per considerazioni politiche interne, è comunque libero di farlo”.
Intanto, in una lettera indirizzata all’Afp, la ministra degli esteri svedese Maria Malmer Stenergard ha affermato che la Svezia chiederà all’Unione europea di sanzionare “alcuni ministri israeliani” in assenza di miglioramenti nella situazione dei civili a Gaza.
“La Svezia è amica d’Israele, ma è arrivato il momento di alzare la voce”, ha dichiarato. “Chiederemo quindi sanzioni europee contro i ministri israeliani che sostengono politiche illegali di colonizzazione e si oppongono a una soluzione a due stati”.
“Condanniamo con forza il modo in cui il governo israeliano continua ad aggravare la situazione, sia con le dichiarazioni sia con le azioni”, ha aggiunto.
La ministra ha spiegato che l’elenco delle persone da sanzionare dovrà essere discusso nelle sedi opportune.
La Svezia ha riconosciuto lo stato palestinese dal 2014.