Omaggi e trasfigurazioni: il 18 novembre uscirà The Beatles songbook, una raccolta in cui Mina rilegge vari brani del quartetto britannico, trent’anni dopo l’uscita di Mina canta i Beatles e in un arco temporale che va indietro fino al 1965. All’epoca del primo disco Mina usò descrizioni molto efficaci per definire l’irruzione del gruppo britannico nell’immaginario sonoro occidentale: parlava di inondazione e fagocitazione, del “più grande servizio a domicilio che la storia ricordi”, e accostava l’intuitività dei loro pezzi alla spontaneità delle canzoni napoletane. Questo rimando alle canzoni napoletane, oltre a risultare caldo e sincero, colpisce perché in alcuni casi Mina “alza” molto i brani che interpreta, creando vere e proprie impalcature: oltre a With a little help from my friends, tra le due cover inedite c’è And I love her, la prima ballata scritta da Paul McCartney.

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La versione di Mina, a differenza di quella di Kurt Cobain dei Nirvana, che rifletteva pienamente la spontaneità del brano sporcandolo ma preservando la falsa calma e il rimbecillimento positivo di un infatuato, tradisce la canzone nel senso che ne rivela uno dei potenziali. Jazzandola, la trasforma nel brano perfetto per chi si incontra in un bar in un film in bianco e nero di Woody Allen, che non ha superato il confine degli anni settanta. Non è una versione artefatta, ma crea uno spostamento dalla dedica amorosa immediata al ricordo nostalgico per il corteggiamento che fu. In questa trasfigurazione sentimentale, l’innocenza di Paul McCartney saluta da lontano. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1484 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati