**◆ **Che situazione faticosa viviamo dentro quella che per convenzione chiamiamo sinistra. Le formule che pronunciamo più frequentemente sono “in difesa di” e “piena fiducia a”. Molti dicono che ciò è dovuto al fatto che le cose vanno sempre più storte e che se una volta i cavalieri antichi si limitavano a proteggere le vedove e gli orfani, oggi non c’è diritto che non sia torto, non c’è istituzione che non sia demolita, non c’è memoria sacra che non sia vilipesa, non c’è padre fondatore che non sia svillaneggiato, non c’è modo garbato che non sia deriso. Sicché dalla mattina alla sera è d’obbligo schierarsi in difesa della democrazia, delle istituzioni, del governo, dell’oculata spesa pubblica, della libertà di stampa, della corretta argomentazione politica, dell’eleganza verbale quando si dibatte tra avversari. Né si muta registro quando si finisce in qualche brutto guaio con seguito di vessazioni infami. In quel caso urge farsi forza, tirare un lungo respiro e scandire con voce tranquilla che abbiamo fiducia nel buon funzionamento di questo e di quello ma soprattutto, e in massimo grado, nella magistratura. Ora, dopo le devastazioni tradizionali perfezionate dal coronavirus, sarà ancora più dura seguitare con questa cantilena. Sicché a occhi chiusi ci abbandoniamo alla più piena sfiducia e sogniamo il tempo in cui, dalla difesa, con garbo, si passerà un pochino all’attacco.

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Questo articolo è uscito sul numero 1364 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati