**◆ **Si sonda un giorno sì e l’altro pure, ma i sondaggi danno sempre lo stesso risultato: sotto l’onda fracassona di superficie, c’è un cospicuo numero di cittadini – non quelli schierati a destra, naturalmente – che preferisce tenersi Conte, Speranza e compagnia bella. Lasciamo perdere qui le ragioni acclarate di tale preferenza e andiamo a quelle piene di “forse” e puntini sospensivi. Forse questa gente s’è fatta due conti e ha concluso che bisogna smetterla di auspicare mutamenti radicali. Forse si è stufata di apprendere dall’arruffapopolo di turno che, grazie a lui, sta per tornare l’età dell’oro. Forse non crede più nemmeno a una possibile bonifica dell’esistente, siamo conciati troppo male. E allora? Allora a questa vasta cittadinanza vanno bene figure che comunichino assennatezza, buona cultura di base, tonalità equilibrata, disposizione a correggersi senza perseverare protervamente negli umanissimi errori d’ogni dura giornata politica. Insomma siamo di fronte a una caduta verticale, in quest’area, delle attese messianiche. Probabilmente ci si serve di Conte e Speranza
per dire che sono ormai ininteressanti i costruttori di
paradisi collocati in un lontano futuro, i salvatori, i duci.
La richiesta è terra terra, perfino un po’ disperata: in questa brutta stagione urge un personale politico che, riducendo al minimo le solite porcherie, faccia il possibile.
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Questo articolo è uscito sul numero 1365 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati





