U n anno è passato da quando sono stati svelati i piani segreti di Alternative für Deutschland (Afd) per allontanare dal paese migliaia di stranieri o tedeschi di origine straniera. Milioni di persone avevano manifestato contro il progetto e l’idea disumana della “remigrazione”. I politici di tutti i partiti democratici avevano espresso indignazione. Non ne è rimasto più niente. Anzi. I vertici dell’Unione cristianodemocratica (Cdu), dei socialdemocratici (Spd), dei liberali e anche dei Verdi stanno facendo in modo che l’idea entri nel dibattito politico. La ministra dell’interno Nancy Faeser (dell’Spd) ha annunciato che i siriani che non lavorano e non conoscono il tedesco saranno costretti a tornare nel loro paese d’origine. Le famiglie che lo faranno volontariamente saranno ricompensate con quattromila euro. E il leader della Cdu Friedrich Merz propone di togliere la doppia cittadinanza a chi commette un reato.

Non importa che questi annunci siano solo propaganda elettorale, che per i piani di Merz bisognerebbe cambiare la costituzione, che molti siriani in Germania abbiano già la cittadinanza tedesca, né che servirebbe uno sforzo burocratico enorme. Ciò che resta è il messaggio, tanto razzista quanto inequivocabile: “noi” dobbiamo sbarazzarci di “loro”. La proposta di Merz creerebbe una sorta di cittadinanza a due classi e ricorda un episodio centrale dell’era nazista: gli ebrei che furono poi uccisi dai tedeschi nell’Europa orientale erano stati privati della cittadinanza, lasciandoli in uno stato di apolidia. Ma non dev’essere per forza così: la diffusione strisciante delle idee di destra nel centro democratico può essere fermata. L’Afd è molto lontana dall’avere la maggioranza al Bundestag, tutte le persone che hanno manifestato un anno fa sono ancora lì e i partiti democratici devono finalmente ascoltarle. ◆ sm

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Questo articolo è uscito sul numero 1597 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati