17 aprile 2019 14:01

Questo articolo fa parte di una serie di Internazionale che spiega come funzionano le istituzioni dell’Unione europea, in vista delle elezioni del 26 maggio 2019.

Nascita e missione

La Commissione europea è l’organo esecutivo dell’Unione europea. Si è riunita per la prima volta nel 1958, un anno dopo il Trattato di Roma. La sua missione è definire e difendere l’interesse generale dell’Unione e dei suoi cittadini. Considerata il motore dell’integrazione o il governo dell’Europa per il suo essenziale ruolo politico, ha compiti molto diversi ed è l’istituzione più originale del sistema comunitario.

I compiti

La Commissione ha il monopolio dell’iniziativa legislativa europea: è l’unico organo comunitario con la facoltà di proporre gli atti legislativi, che poi il consiglio e il parlamento devono adottare. In questo modo stabilisce di fatto il programma politico dell’Unione. È inoltre il guardiano dei trattati, cioè deve valutare se i comportamenti e le azioni dei paesi dell’Unione rispettano i trattati europei. Se gli stati rifiutano di adeguarsi alle sue richieste, la Commissione può avviare procedure d’infrazione o rivolgersi alla Corte di giustizia europea. Per esempio, se uno stato non rispetta i vincoli stabiliti dal Patto di stabilità e crescita superando il deficit di bilancio consentito, la Commissione può intervenire, su segnalazione del commissario competente (in questo caso il commissario per gli affari economici e finanziari), con sanzioni, direttive vincolanti e procedure d’infrazione. Inoltre la Commissione gestisce i programmi e il bilancio dell’Unione, la rappresenta nelle relazioni esterne e negozia gli accordi internazionali. La sua sede è il palazzo Berlaymont a Bruxelles.

La composizione

La Commissione è composta da un rappresentante per ognuno dei 27 paesi dell’Unione (dopo l’uscita del Regno Unito), compresi il presidente e l’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Una volta eletti, i commissari agiscono in piena indipendenza e nell’interesse esclusivo dell’Unione europea, non degli stati di provenienza. Il presidente viene presentato dal Consiglio europeo e deve ottenere l’appoggio, a maggioranza assoluta, del parlamento. Dal 2014 è scelto, tenendo conto dell’esito del voto, tra i cosiddetti spitzenkandidat (candidati di punta) nominati dai partiti che partecipano alle elezioni europee. Questo meccanismo è però contestato da molti leader europei. I commissari sono invece presentati dai singoli stati in accordo con il presidente; i candidati devono aver ricoperto ruoli di governo nei rispettivi paesi. Una volta nominati devono affrontare il vaglio delle commissioni parlamentari, in base alla materia di competenza. Infine l’intera Commissione, compresi presidente e alto rappresentante, deve ricevere l’approvazione del parlamento con un’ultima votazione. In passato è successo che un commissario designato non abbia superato l’esame della commissione parlamentare. Il caso più famoso è quello di Rocco Buttiglione (Unione di centro/ Partito popolare europeo), che per le sue posizioni molto conservatrici sull’omosessualità e il ruolo delle donne nel 2004 non ebbe l’approvazione del parlamento come commissario per la giustizia, libertà e sicurezza nella commissione guidata dal portoghese Manuel Barroso. I commissari hanno un mandato di cinque anni rinnovabile, che corrisponde a una legislatura europea. Oggi il presidente della Commissione è il lussemburghese Jean-Claude Juncker, eletto nel 2014, e l’alta rappresentante è l’italiana Federica Mogherini, anche lei in carica dal 2014. In base al Trattato di Lisbona (in vigore dal 2009) nel 2014 il numero di commissari sarebbe dovuto essere ridotto di un terzo, ma la misura non è mai entrata in vigore.

Come funziona

Il presidente definisce l’indirizzo politico della commissione, e i commissari stabiliscono gli obiettivi strategici e il programma annuale di lavoro.Le decisioni sono prese in base al principio della responsabilità collegiale, e i commissari hanno tutti lo stesso peso nel processo decisionale. Generalmente le decisioni sono adottate per consenso, ma possono anche esserci delle votazioni. In questo caso si decide a maggioranza semplice. Delle questioni si fa poi carico una delle 31 direzioni generali in cui la Commissione è articolata, ognuna competente per una materia specifica. Le proposte legislative passano quindi dalle direzioni generali alla Commissione, che le approva e le trasmette al consiglio e al parlamento per le votazioni. All’inizio di ogni mandato il presidente stabilisce una serie di temi su cui concentrare l’attenzione, le cosiddette priorità della Commissione.

Critiche e politica

La Commissione è spesso accusata di essere un organismo poco rappresentativo sotto il profilo democratico e troppo burocratico. Inoltre c’è chi sostiene che, anche a causa di procedure di consultazione aperte a diversi soggetti, la commissione sia facilmente permeabile agli interessi di aziende e lobbisti. D’altronde spesso dopo l’esperienza europea i commissari sono assunti da aziende che hanno a che fare con le istituzioni comunitarie. Tra le commissioni che più hanno fatto progredire il processo d’integrazione europeo ci sono quelle guidate dal socialista francese Jacques Delors, presidente per due mandati tra il 1985 e il 1995. Durante la sua presidenza fu portato a termine il mercato unico, furono gettate le basi per la nascita dell’euro e si compì il passaggio dalla Comunità europea all’Unione europea con il trattato di Maastricht del 1992.

Questo articolo fa parte di una serie di Internazionale che spiega come funzionano le istituzioni dell’Unione europea, in vista delle elezioni del 26 maggio 2019.

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