06 maggio 2019 12:32

Questo articolo fa parte di una serie realizzata da Internazionale per spiegare come funzionano le istituzioni dell’Unione europea, in vista delle elezioni del 26 maggio 2019.

Il mercato unico è uno spazio in cui è garantita la libera circolazione di persone, beni, capitali e servizi. È uno degli obiettivi primari dell’integrazione europea. I paesi che ne fanno parte hanno abolito i dazi e i controlli doganali alle frontiere interne e hanno uniformato gran parte delle loro normative. Il suo funzionamento è regolato dalla Commissione europea, che negozia per conto degli stati membri gli accordi commerciali con altri paesi e li rappresenta all’Organizzazione mondiale del commercio. Il mercato unico comprende tutti i 28 paesi dell’Unione europea. Oltre a questi, anche Islanda, Liechtenstein e Norvegia fanno parte dello Spazio economico europeo (See), creato nel 1994 per permettere ai paesi esterni all’Unione di accedere al mercato unico. Anche la Svizzera partecipa al See con alcune restrizioni. Il governo britannico sta negoziando un accordo con Norvegia e Islanda per avere accesso al See anche dopo l’uscita dall’Unione europea.

Storia

L’eliminazione delle barriere al commercio e la creazione di un’economia integrata a livello europeo sono stati gli obiettivi principali della Comunità economica europea fin dalla sua creazione. L’unione doganale tra i sei paesi fondatori (Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) fu istituita con il trattato di Roma nel 1958, ma ulteriori progressi furono bloccati dai dissidi tra gli stati. Dopo la crisi degli anni settanta, il processo fu riavviato per rilanciare l’economia europea. Nel 1985 l’Atto unico europeo stabilì una tabella di marcia per il completamento del mercato unico. La commissione presieduta da Jacques Delors lavorò a trecento misure da applicare per completare e rilanciare il progetto di mercato comune e spostare l’accento da un’armonizzazione completa al raggiungimento di standard minimi comuni. Il mercato unico europeo è stato inaugurato il 1 gennaio 1993 e si basa sulle cosiddette quattro libertà.

Libera circolazione dei beni

I paesi europei non possono imporre dazi sui beni che provengono da un altro paese dell’unione doganale e devono rispettare il principio di non discriminazione, cioè non possono ostacolare l’importazione di un bene se non per particolari motivi come la tutela della salute, dell’ambiente o dei diritti dei lavoratori.

Libera circolazione delle persone

I cittadini dei paesi europei hanno il diritto di spostarsi, risiedere e lavorare negli altri stati dell’Unione. Originariamente la libertà di circolazione si riferiva ai lavoratori, che non devono essere soggetti a permessi di lavoro, devono avere accesso alla previdenza sociale e non devono essere discriminati sulla base della nazionalità. La libertà di movimento è stata gradualmente estesa a tutti i cittadini europei a prescindere dallo status lavorativo, ma alcune restrizioni rimangono, soprattutto in materia di accesso allo stato sociale.

Libera circolazione dei servizi

I lavoratori e le aziende hanno diritto di stabilire le loro attività e offrire i loro servizi negli altri paesi dell’Unione. La materia è stata regolamentata nel 2006 dalla direttiva che prende il nome da Frits Bolkestein, commissario al mercato unico della commissione guidata da Romano Prodi. La versione originaria della direttiva aveva suscitato accese proteste in tutta l’Unione perché secondo molti avrebbe minacciato i diritti dei lavoratori e dei consumatori. Il testo è stato poi emendato per aumentare i poteri discrezionali dello stato di destinazione. Nel 2015 la Commissione europea ha lanciato il Mercato unico digitale, che ha portato tra le altre cose all’abolizione delle tariffe di roaming per la telefonia mobile.

Libera circolazione dei capitali

Nel 1993 il trattato di Maastricht ha proibito qualunque restrizione al movimento di capitali (investimenti, acquisto di azioni, transazioni bancarie) tra stati membri e dagli stati membri ad altri paesi. Il trattato prevede tuttavia alcune eccezioni: durante la crisi del debito la Grecia e Cipro hanno adottato dei controlli sui movimenti per evitare fughe di capitali.

Il mercato digitale

Oggi il mercato unico europeo è l’area senza barriere doganali più grande del mondo. Comprende più di cinquecento milioni di cittadini e ha un pil di circa 13mila miliardi di euro. Il suo prossimo obiettivo è una maggiore integrazione dell’economia digitale, e in particolare del commercio elettronico. Nel 2017 il 57 per cento degli europei ha comprato qualcosa online, ma fino a poco tempo fa esistevano ancora diverse barriere che potevano impedire ai consumatori di comprare nel negozio e nel paese preferito. Il 3 dicembre 2018 è entrato in vigore un regolamento che pone fine alle limitazioni geografiche per gli acquisti online. Oggi i negozi online europei devono dare accesso ai beni e ai servizi in vendita a tutti i consumatori, indipendentemente da dove si trovino nell’Unione.

Questo articolo fa parte di una serie realizzata da Internazionale per spiegare come funzionano le istituzioni dell’Unione europea, in vista delle elezioni del 26 maggio 2019. È uscito nel numero 1298 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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