19 marzo 2021 12:09

Per un cantante fare Sanremo dev’essere come finire dentro una lavatrice: esibizioni, prove, interviste, foto, polemiche. E poi, forse, il successo, grazie a un’esposizione mediatica che in Italia non ha pari, oppure, nei casi peggiori, il dimenticatoio. Non dev’essere facile salire sul palco dell’Ariston senza farsi condizionare dal contesto che ti circonda. Colapesce e Dimartino ci sono riusciti: hanno portato al festival Musica leggerissima, una canzone pop orecchiabile e ben confezionata che, se la ascolti con attenzione, si rivela tutt’altro che banale.

Musica leggerissima è un brano scanzonato solo in apparenza: il ritornello è in tonalità minore e il testo parla di depressione, della pandemia, della mancanza dei concerti, di figli alcolizzati e silenzi assordanti. La spensieratezza evocata è l’ultima spiaggia prima del “buco nero che sta ad un passo da noi”, per citare il testo del brano. Eppure, nonostante tratti temi così impegnativi, il singolo è già disco d’oro, è tra i più trasmessi dalle radio italiane e ha fatto breccia nel pubblico generalista, come dimostrano i meme che girano su internet.

“Le prime volte che ho ascoltato Musica leggerissima, subito dopo che l’avevamo registrata, mi veniva da piangere. L’abbiamo composta a luglio 2020, in un periodo non facile della nostra vita, e all’inizio era pensata per uscire come singolo”, racconta Colapesce da Milano, in collegamento su Zoom insieme a Dimartino. “Poi quando ci hanno chiamato per fare Sanremo abbiamo pensato che era il brano giusto da portare. Ha un qualcosa di universale che è venuto fuori da subito, anche se non pensavamo che avrebbe fatto questo botto. Il ‘buco nero’ che descriviamo nel brano, evidentemente, non era solo un nostro problema”.

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“Ovviamente siamo molto contenti del successo della canzone. Ma abbiamo anche delle paure. Temiamo che tutta la nostra carriera come solisti venga improvvisamente risucchiata dentro un jingle, che tra dieci anni una cassiera al supermercato ci guardi in faccia e dica: ‘Siete voi?’, mentre rifà le mosse del balletto”, aggiunge Dimartino. “Spero invece che faccia scoprire il resto del nostro catalogo al pubblico generalista”.

Mentre erano dentro la lavatrice di Sanremo, i due cantautori hanno dovuto anche difendersi dalle accuse di plagio, una classica polemica che salta fuori nei giorni del festival. Musica leggerissima è stata accostata al brano We are the people degli Empire of the sun oppure a Figlio di un re di Cesare Cremonini. “Quelle accuse erano veramente ridicole. Il pezzo è costruito su un accordo di re minore suonato in strumming. Ci sono centinaia di canzoni pop fatte così, che sono uscite ben prima di quella degli Empire of the sun”, commenta Colapesce. “L’unico pezzo che secondo noi ricorda molto da vicino Musica leggerissima è uno che non è stato citato da nessuno: In a manner of speaking dei Tuxedomoon, una band post-punk statunitense alla quale siamo molto affezionati. Ma non era una cosa voluta, ce ne siamo accorti dopo averlo finito”.

Musica leggerissima è uno dei brani de I mortali², la nuova edizione del disco pubblicato da Colapesce e Dimartino nel giugno 2020, il primo lavoro firmato insieme dai due cantautori (che sono anche amici) dopo anni di carriere soliste. Un album che contiene tutti i brani del precedente I mortali – tra i quali spiccano la splendida L’ultimo giorno e Rosa e Olindo, pezzo che trasforma gli autori della strage di Erba del 2006 in due simboli tragici dell’amore universale – e che raccoglie nuovi pezzi tra cui la cover di Povera patria di Franco Battiato, una versione in italiano di Born to live di Marianne Faithfull e un inedito, I mortali. Nell’album ci sono anche delle nuove versioni dei brani solisti dei due musicisti, da Decadenza e panna a Non siamo gli alberi, registrate al Fonoprint di Bologna, lo storico studio di Lucio Dalla. I mortali² dimostra che Colapesce e Dimartino hanno un repertorio e un talento che merita spazio ben oltre la parentesi di Sanremo.

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“Siamo molto legati alla nostra versione di Born to live di Marianne Faithfull. Quel brano è stato scritto dalla cantante insieme a Ed Harcourt per un disco uscito nel 2015 ed è dedicato ad Anita Pallenberg, l’ex moglie di Keith Richards e amica di Faithfull”, spiega Dimartino, “è un pezzo sulla morte ma anche sull’immortalità dell’amicizia. Ci sembrava un tema affine a quello dei Mortali, un disco fatto anzitutto da due amici, più che da due cantautori. Non è stato facile adattare Born to live all’italiano, ma la scintilla è scoccata da un’intuizione di Lorenzo, che ha tradotto il primo verso “Born to live and born to die aren’t they just the same?” come “Nati per vivere o per morire, questione di sfumature”. Quest’idea che tra due cose enormi come la vita e la morte ci fossero delle sfumature ci è sembrata molto bella. L’abbiamo registrata in una sola session. A Marianne la versione è piaciuta e ci ha dato l’autorizzazione per pubblicarla, per noi è stato un grande onore”.

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La cosa più rischiosa fatta da Colapesce e Dimartino però resta la cover di Povera patria di Franco Battiato, splendida canzone di protesta contro gli abusi del potere pubblicata nel 1991 e tristemente sempre attuale. Un pezzo per niente semplice da reinterpretare. L’hanno portata a Sanremo per la serata delle cover e l’hanno inserita anche nei Mortali². I due cantautori hanno scelto di presentarla in una versione dall’inizio quasi cameristico e con un finale in crescendo nel quale compare la voce dello stesso Battiato.

Gli archi sono stati arrangiati dal produttore Davide Rossi, in passato al lavoro con Goldfrapp, Verve e Coldplay (sono suoi i violini di Viva la vida). “Davide ha fatto un grande lavoro sul brano. Ci sembrava una cosa gigante portare Povera patria sul palco dell’Ariston, ma due ore prima di arrivare ci ha telefonato Cristina Battiato, la nipote, facendoci i complimenti. E questo ci ha fatto salire sul palco già destabilizzati. Avere la voce di Franco sul finale per noi è stato un grande onore. Quando è finito il pezzo ed è entrata la sua voce ci è venuto spontaneo abbracciarci. Povera patria racconta questo momento, come ha raccontato tanti momenti brutti di questo paese”.

Ma quello dei Mortali è un esperimento isolato? Dopo il successo, Colapesce e Dimartino si separeranno? “Intanto stiamo organizzando un tour per la prossima estate, se potremo farlo nonostante la pandemia. Altri artisti stanno annunciando date nei palazzetti, ma non capisco su quali basi. I mortali è un disco fatto in amicizia, senza calcoli. Tra l’altro per noi collaborare non è stata una novità, sono cinque anni che lavoriamo insieme come autori per altri cantanti. Per il futuro non abbiamo ancora pianificato niente. Non escludiamo di fare altre canzoni insieme, ma ancora non sappiamo dire se e quando succederà”, dice Colapesce.

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