20 ottobre 2017 11:36

È un meccanismo che può portare lontano, molto lontano. Giovedì mattina, subito prima che scadesse l’ultimatum lanciato dalla Spagna, il presidente catalano Carles Puigdemont ha dichiarato che se Madrid continuerà a rifiutare la via del dialogo “il parlamento della Catalogna potrà procedere al voto di una dichiarazione formale d’indipendenza, che non è stata votata” nel corso dell’ultima sessione.

Se le parole hanno un senso, Puigdemont ha appena fatto sapere al primo ministro spagnolo quello che Rajoy gli aveva chiesto di precisare, ovvero che non c’è stata nessuna dichiarazione d’indipendenza (ed è vero), che potrebbe arrivarne una ma al momento il dialogo tra Madrid e Barcellona resta possibile.

Mariano Rajoy potrebbe dunque proporre l’apertura immediata di una trattativa, e invece, dato che il presidente catalano continua a mantenere un atteggiamento ambiguo, il consiglio dei ministri spagnolo deciderà nella giornata di sabato come applicare l’articolo 155 della costituzione, che permetterà di sospendere l’autonomia catalana a metà della prossima settimana.

Questa crisi potrebbe rapidamente degenerare nella violenza, tanto la passione comincia a prendere il sopravvento

Se davvero arriveremo a tanto e improvvisamente il parlamento catalano proclamerà l’indipendenza, Madrid dovrà gestire un movimento di protesta e procedere a nuovi arresti, che rafforzeranno la contestazione infiammando gli animi. Gli indipendentisti più radicali a quel punto avranno vinto e spingeranno Madrid a comportarsi come una potenza occupante, rendendo la Catalogna una colonia, ovvero le due condizioni che permetterebbero a Barcellona di invocare il diritto all’autodeterminazione.

Se le cose andranno così, non soltanto Spagna e Catalogna arriverebbero a uno stallo da cui sarebbe difficile muoversi, ma questa crisi potrebbe rapidamente degenerare nella violenza, tanto la passione comincia a prendere il sopravvento in entrambi gli schieramenti.

È una situazione molto inquietante, perché il dialogo sembra sempre più impensabile tra i catalani e il resto della Spagna, con i primi che hanno chiaramente infranto la legge e i secondi, nella persona della destra al governo, che hanno fatto di tutto per giustificare la radicalizzazione degli indipendentisti.

È arrivato il momento di dire basta. Serve un dialogo. Serve alla Spagna, alla Catalogna e all’Unione europea, di cui la Spagna è la quarta economia. Se questo dialogo non sfocerà in un compromesso, toccherà agli elettori prendere una posizione, con una maggioranza qualificata perché una decisione simile non può essere presa con il 51 per cento dei voti. Bisogna abbandonare questi atteggiamenti suicidi, e gli altri 26 leader europei devono contribuire anziché sposare ciecamente l’intransigenza madrilena.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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