10 gennaio 2018 11:45

Confinante con la Turchia, la provincia siriana di Idlib è l’unica a essere ancora del tutto libera dal controllo di Damasco. Con l’appoggio dell’aviazione russa, le truppe di Bashar al Assad hanno lanciato un’offensiva per conquistarla, ma la manovra crea grandi tensioni tra la Turchia da una parte e l’Iran e la Russia dall’altra, tre paesi che in teoria dovrebbero fare fronte comune nella ricerca di un accordo di pace tra l’opposizione e il regime.

I turchi accusano gli alleati russi e iraniani di alimentare una nuova ondata di profughi diretti verso le loro frontiere, in violazione dello status di “zona di contenimento del conflitto” che avevano concesso a questa provincia. Il 9 gennaio i turchi hanno convocato gli ambasciatori di Russia e Iran lasciando intendere che il nuovo incontro di pace che Mosca vorrebbe organizzare alla fine del mese a Soči potrebbe essere compromesso.

Speranze in fumo
È un colpo molto duro per Vladimir Putin, che contava di lanciare la campagna per le presidenziali di marzo presentandosi come l’uomo che ha messo fine a sette anni di guerra e invece è intrappolato tra gli iraniani, che vogliono eradicare l’opposizione sunnita e il trionfo del regime di Damasco, e i turchi che non vorrebbero una vittoria totale di Assad ma un compromesso con gli oppositori, sostenuti da Ankara.

In altre parole, Putin rischia di impantanarsi in un conflitto da cui voleva uscire al più presto, anche perché le sue avventure all’estero stanno prendendo una brutta piega e non solo in Medio Oriente.

Il presidente russo sperava che l’elezione di Donald Trump gli avrebbe permesso di resuscitare una sorta di divisione a due del mondo, ma le inchieste americane sull’ingerenza russa nella campagna presidenziale ostacolano qualsiasi riavvicinamento tra la Casa Bianca e il Cremlino, con gli americani che si preparano addirittura a consegnare altre armi all’Ucraina, nello specifico attrezzature anticarro.

Per Putin la partita in Ucraina diventerà molto più complicata di quanto già non fosse. Come se non bastasse, c’è il caso dei misteriosi attacchi contro le basi russe in Siria.

Compiuti nella notte di capodanno, i primi assalti avrebbero provocato il ferimento di dieci militari e la distruzione di un deposito di munizioni e di sette aerei da combattimento. “Informazioni false”, ha risposto il ministero della difesa russa, che però ha confermato l’attacco di capodanno e quelli (con l’utilizzo di droni) di cinque giorni più tardi.

Tutto lascia pensare a un avvertimento che potrebbe provenire solo da una grande potenza. In Ucraina come in Siria, Putin non ha più le mani libere, e questo gli complica parecchio la vita.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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