25 gennaio 2018 11:45

Ci sono diversi tipi di oppositori della globalizzazione, o no global. Alcuni sono prima di tutto ecologisti, altri sostenitori della crescita zero o totalmente anticapitalisti. Emmanuel Macron non appartiene chiaramente a nessuna di queste categorie. Il presidente francese è un liberale, sostenitore dell’economia di mercato, della disinflazione regolamentare e della riduzione della pressione fiscale. Ma il 24 gennaio, a Davos, si è schierato dalla parte di una diversa globalizzazione davanti ai padroni del mondo.

Prima citazione: “Ci dicono che la crescita riguarda tutto il mondo, ma non è vero, perché questa crescita è sempre più sbilanciata e si concentra nelle tasche dell’1 per cento più ricco della popolazione”. Seconda citazione: “Nel mondo c’è una dinamica che spinge al ribasso. Ci dicono che la migliore risposta è il taglio delle tasse. Non ci sono limiti! È una corsa al ribasso e nel campo del sociale accade lo stesso. Se non definiamo uno standard di cooperazione internazionale non riusciremo mai a convincere le classi medie che la globalizzazione è un bene per loro. Perché non è così”.

Terza citazione, senza dubbio la più forte: “Se non entriamo nell’ottica dei cambiamenti tecnologici, Schumpeter potrebbe presto somigliare a Darwin”. Con queste parole Macron ha voluto dire che rischiamo di passare dalle nuove imprese che soppiantano le vecchie alla pura e semplice eliminazione del più debole, a quella sorta di “darwinismo sociale” denunciato dai nemici del liberismo.

Prima del caos mondiale
Quarta citazione: “Anche nel mio paese, se non riesco a ridare un nuovo senso alla globalizzazione, tra cinque, dieci o quindici anni i nazionalisti vinceranno. Ora la sfida è capire se riusciremo a riscrivere un vero contratto mondiale,” ovvero un contratto sociale universale. Quinta citazione: “Questo nuovo contratto mondiale bisogna fondarlo intorno all’obbligo di investire, all’obbligo di condividere e all’obbligo di proteggere”.

Vale la pena riassumere ciò che Macron ha dichiarato ieri davanti ai più ricchi imprenditori del mondo. Il presidente francese ha sottolineato che la globalizzazione deve cambiare la sua natura prima di scatenare un caos mondiale. Per farlo è indispensabile la fine della corsa internazionale al ribasso fiscale e sociale. “Non potete portare avanti l’ottimizzazione fiscale come state facendo adesso”, ha ammonito Macron ricordando l’esempio della cultura economica e politica europea fatta di libertà e uguaglianza.

Il liberalismo del presidente francese è di volta in volta sociale o prudente. In ogni caso resta il fatto che è lucido, che vorrebbe rafforzare l’Europa per europeizzare il mondo e che in questo senso è, senza dubbio, “sia di sinistra sia di destra”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it