11 giugno 2019 11:27

Una delle riflessioni più famose (e fastidiose) del filosofo esistenzialista francese Jean-Paul Sartre riguarda il cameriere di un caffè, il cui atteggiamento considera, in un certo senso, un po’ troppo da cameriere. “Viene verso gli avventori con un passo un po’ troppo vivace, si china con troppa premura, la voce, gli occhi, esprimono un interesse un po’ troppo pieno di sollecitudine”. Sembra che stia recitando una parte con troppo entusiasmo.

Perché? Per ingannare se stesso, conclude Sartre. Il cameriere si cala completamente nel ruolo per convincersi che non ha altra scelta, che è “una specie di automa”, la cui stessa essenza lo condanna a essere un cameriere. Pensare questo è più comodo che affrontare la realtà, e cioè che ha scelto lui quel mestiere e sarebbe libero di fare qualsiasi altra cosa, anche se non possiamo evitare di chiederci come se la sarebbe cavata Sartre, che praticamente viveva nei caffè, se tutti i camerieri di Parigi avessero messo in atto questa considerazione.

Il cameriere di Sartre mi è tornato in mente qualche giorno fa leggendo un articolo sulla rivista Fast Company, che dava una serie di suggerimenti su come usare la meditazione per placare lo stress derivante dal fatto che Il trono di spade stava ormai arrivando alle ultime puntate. È un po’ una cattiveria citare proprio quest’articolo, dato che negli ultimi otto anni gli articoli con opinioni gratuite sul mondo immaginario di Westeros si sono sprecati. Tuttavia, sembrava cogliere un elemento essenziale della vita del 2019. Dato che dobbiamo vedere Il trono di spade, lasciava intendere l’articolo, e dato che l’ultima stagione è stata così esasperante e/o emotivamente estenuante, non sarebbe sensato trovare un po’ di tempo durante la giornata per meditare e tranquillizzarsi? Senza dubbio, ci sarebbe una soluzione più elegante a questo problema: non vedere Il trono di spade. Ma, come nel caso del cameriere di Sartre, la possibilità di fare questa scelta non è stata neanche presa in considerazione.

In realtà, dubito che molte persone si siano sentite veramente obbligate a vedere Il trono di spade. Ma la maggior parte di noi commette questo errore in un campo o nell’altro. La tecnologia digitale ce ne offre un’infinità di esempi. Ci convinciamo che qualcosa faccia imprescindibilmente parte della vita moderna – come essere su Facebook, avere uno smartphone, essere raggiungibili via email anche durante i fine settimana, essere sempre al corrente di quello che succede nel mondo – e quindi cerchiamo un modo per evitare i lati negativi di queste scelte, senza neanche fermarci un attimo a chiederci se sono proprio necessarie.

Purtroppo, alcune di queste cose sono obbligatorie: chiunque può trovarsi veramente nelle condizioni di dover essere raggiungibile durante i weekend, di essere su Facebook o di fare il cameriere, anche se non vorrebbe. Ma le stesse forze economiche che ci impongono queste scelte vogliono anche farci credere che sono più obbligate di quanto non lo siano veramente.

La verità è che, per quanto le nostre scelte siano limitate, senza dubbio sono più numerose di quanto crediamo. Oggi, se Sartre accusasse un cameriere di non rendersi conto di tutte le alternative che ha, qualcuno giustamente gli ricorderebbe che non tutti sono privilegiati come lui. Ma questo non significa che avesse torto. Forse non è veramente necessario continuare a fare quello che ci convinciamo di dover fare. Forse potremmo girare i tacchi e andarcene da quel caffè, noncuranti del fatto che il filosofo ci sta chiamando per ordinare un altro espresso.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Consigli di lettura

Nel suo racconto Al caffè degli esistenzialisti, Sarah Bakewell guarda oltre il fumo delle sigarette dei caffè parigini per dipingere una vivida immagine di Sartre.

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano britannico The Guardian.

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