02 aprile 2019 11:29

Facebook è stato fondato nel 2004, quindici anni fa. Lo scopo originario del social network era quello di aiutare gli utenti a “rimorchiare” nei campus statunitensi, non certo quello di programmare rivoluzioni, influenzare elezioni, diffondere in diretta un massacro oppure, per fare riferimento all’ultimo caso in Francia, diffondere insinuazioni nei confronti della comunità rom.

Eppure oggi è proprio questo il ruolo di Facebook, un gigante che opera su larga scala grazie ai due miliardi di utenti in tutto il mondo, ovvero la metà delle persone connesse a internet. Da dimensioni così colossali derivano, inevitabilmente, enormi responsabilità.

Dopo un lungo periodo segnato da critiche sempre più feroci per l’incapacità di gestire gli effetti negativi della sua creazione, Mark Zuckerberg ha deciso di chiedere aiuto ai governi. È una mossa inattesa da parte di un giovane miliardario che finora aveva sempre cercato di ostacolare ogni tentativo di regolamentazione.

In un articolo pubblicato nel fine settimana sul Washington Post, Zuckerberg, fondatore di un sito che oggi è più influente della maggior parte degli stati nazionali, chiede un “ruolo regolatore più attivo da parte dei governi e delle istituzioni”. L’obiettivo, spiega il miliardario, è quello di rafforzare le regole di internet.

Il massacro di dieci giorni fa a Christchurch, in Nuova Zelanda, rappresenta un punto di svolta. Il terrorista che ha attaccato due moschee uccidendo cinquanta fedeli in preghiera ha infatti trasmesso il suo crimine in diretta su Facebook, a beneficio dei nazionalisti bianchi di tutto il mondo.

Di sicuro qualcuno penserà che le parole di Zuckerberg siano troppo belle per essere oneste

Facebook, YouTube e tutti gli altri social network sono stati sommersi dalle critiche per aver fatto da cassa di risonanza alla strage. Nell’articolo, Zuckerberg ammette che Facebook ha troppa influenza sulla vita delle persone (una critica che in passato gli è stata mossa spesso) e chiede che siano fissate regolare standard da applicare a tutte le piattaforme.

È un’apertura sincera? Di sicuro qualcuno penserà che le parole di Zuckerberg siano troppo belle per essere oneste, e che magari il fondatore di Facebook intraveda una minaccia per il suo modello economico basato sui clic e stia provando a influenzare le prossime evoluzioni, ormai inevitabili.

Leggi inefficaci o liberticide
In effetti un numero sempre maggiore di governi di tutto il mondo sta agendo per contrastare le notizie false e l’odio online: la Francia e la Germania in Europa, la Russia di recente, Singapore il 1 aprile. Ma le leggi in questione, per il momento, sono inefficaci o addirittura liberticide.

Mark Zuckerberg propone invece l’applicazione in tutto il mondo delle regole europee per la protezione dei dati personali e cita come esempio la sua collaborazione con il governo francese per contrastare l’odio online.

La diffidenza è comprensibile davanti a quella che dopo tutto è ancora un’azienda che ha grandi vantaggi e vorrebbe conservarli, ma resta un interrogativo cruciale, rivolto alle aziende come Facebook, ma anche ai governi e agli utenti: come regolare senza limitare le libertà?

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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