08 dicembre 2021 10:47

Se il contratto di coalizione firmato dai socialdemocratici, dai verdi e dai liberali sarà rispettato avremo una Germania risolutamente europea e multilaterale. Il testo di 177 pagine contiene tutte le parole chiave che piaceranno a Parigi, Roma e Bruxelles: dalla “sovranità strategica” alla difesa dello stato di diritto “sia all’interno sia all’esterno” dell’Europa per una “Unione democraticamente consolidata”.

Si tratta naturalmente di un accordo formale che dovrà essere sottoposto alla prova pratica e soprattutto a eventi imprevedibili come la crisi con la Russia sull’Ucraina, che attende il governo fin dal primo giorno di lavoro e potrebbe costringerlo a pronunciarsi su una questione delicata come quella del controverso gasdotto NordStream2 tra la Russia e la Germania.

La principale novità è il ritorno dei verdi all’Auswaertiges Amt, il ministero degli esteri tedesco, sedici anni dopo Joschka Fischer. Annalena Baerbock, leader dei verdi insieme a Robert Habeck, diventerà il capo della diplomazia tedesca, mentre la deputata ecologista Anna Lührmann si occuperà dell’Europa. Un tandem verde che suscita grandi attese.

Cambiare verso rispetto a Merkel
Spesso i verdi hanno criticato duramente la precedente politica estera. Il ministro Heiko Maas era un socialdemocratico (il partito del nuovo cancelliere Olaf Scholz) ma in realtà era Angela Merkel a imporre il suo volere nei casi più importanti.

Il cambiamento è atteso soprattutto nei rapporti con la Russia e la Cina. Quando era all’opposizione, Annalena Baerbock aveva chiesto un atteggiamento più inflessibile rispetto a questi due importanti partner della Germania, e ora vorrebbe una politica dettata meno dagli interessi economici e più dai valori e dai diritti umani. In passato Baerbock ha criticato l’accordo con la Cina sugli investimenti concluso da Merkel e da Emmanuel Macron un anno fa a nome dell’Unione europea.

Quest’accordo ha poche possibilità di essere ratificato dal parlamento europeo a causa delle sanzioni cinesi contro alcuni eurodeputati, ma bisognerà verificare in che modo il nuovo ministro gestirà i rapporti con Pechino, che finora sono sembrati dettati dal peso dell’industria automobilistica. Se Berlino inasprirà il tono l’Europa dovrà adattarsi, a cominciare dalla Francia.

L’entusiasmo europeo della coalizione è tale che l’accordo si pronuncia a favore di un’evoluzione dell’Unione verso uno “stato federale”, un obiettivo che pochi governi tra i 27 sono disposti a perseguire, a cominciare dalla Francia.

L’evoluzione in Germania preoccupa i paesi in conflitto con Bruxelles sullo stato di diritto. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha già accusato la coalizione di essere “pro-immigrazione, pro-gender e federalista”, dichiarando che la combatterà “con gli occhi ben aperti”. Il rapporto tra i due paesi promette scintille.

Joschka Fischer era stato un eccellente ministro degli esteri, capace di imporre ai verdi tedeschi una svolta realista in occasione della guerra in Kosovo del 1999. Ora arriva al potere una nuova generazione ansiosa di lasciare il segno. In un mondo segnato dal ritorno dei rapporti di forza brutali, i verdi tedeschi non possono permettersi alcun errore.

Traduzione di Andrea Sparacino.

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