24 marzo 2022 09:54

In un contesto eccezionale si producono avvenimenti eccezionali. Il 24 marzo, a Bruxelles, si terranno tre vertici internazionali uno di seguito all’altro, per concordare una risposta unita davanti alla guerra condotta dalla Russia in Ucraina a un mese esatto dall’inizio delle ostilità. I tre vertici dicono molto sul mondo in cui siamo sprofondati il 24 febbraio, e a questo punto è essenziale farne la giusta analisi.

Il primo vertice sarà quello della Nato, l’alleanza militare composta da 30 paesi e guidata dagli Stati Uniti. La Nato non sta intervenendo direttamente nel conflitto, ma si è mobilitata per rassicurare i suoi membri del “fianco est”, i paesi ex comunisti che conoscono abbastanza la Russia da averne paura.

Poi si terrà l’incontro del G7, a cui parteciperanno sei paesi della Nato più il Giappone. Il tema dominante sarà l’economia, in un contesto evidentemente destabilizzato. Infine si svolgerà l’incontro dell’Unione europea, un’istituzione che vive un trauma storico in cui ha trovato una nuova ragione di esistere.

Gravità del momento
Alle riunioni parteciperanno due invitati d’onore, il presidente statunitense Joe Biden, arrivato eccezionalmente da Washington, e soprattutto il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, che non fa parte di nessuna delle istituzioni coinvolte, ma che comparirà sullo schermo e darà al triplo vertice il senso della gravità esistenziale del momento.

Nell’ultimo mese è stato fatto molto per aiutare l’Ucraina e sanzionare la Russia per la sua trasgressione. A Bruxelles bisognerà mostrare questa unità creata nell’azione, ma anche prevedere le prossime tappe soprattutto in caso di un crescendo da parte della Russia, con i conseguenti rischi per la posizione comune appena ritrovata. Le prime crepe stanno già emergendo a proposito dell’energia, con la posizione prudente della Germania.

Questa reale unità in opposizione alla Russia – sia quella della Nato con gli statunitensi sia quella degli europei tra loro – ha sorpreso gli stessi leader occidentali. Molti dirigenti ne dubitavano, a causa dei rapporti difficili degli ultimi anni ma anche della loro cecità prolungata davanti al ritorno della brutalità nei rapporti di forza internazionali.

L’occidente commetterebbe un grave errore se credesse che l’intero pianeta avrà la stessa reazione al conflitto ucraino

Questa unità è assolutamente pertinente nella crisi ucraina e instaura un rapporto di forze meno sfavorevole con la Russia di Putin, ma il “ritorno dell’occidente” nasconde anche diverse insidie.

L’ambiente internazionale, infatti, è cambiato molto dall’epoca della guerra fredda e della retorica del “mondo libero” che oggi ritorna in auge.

L’occidente commetterebbe un grave errore se credesse che l’intero pianeta avrà la stessa reazione al conflitto ucraino, al di là dell’evidente isolamento della Russia alle Nazioni Unite. Una parte del mondo ritiene che l’intera vicenda riguardi esclusivamente gli europei, e sottolinea l’ipocrisia occidentale che demonizza Vladimir Putin quando gli statunitensi hanno impunemente invaso l’Iraq nel 2003, per citare solo un caso.

Non bisogna sottovalutare la forza di questi argomenti in quello che gli anglosassoni chiamano il global south, il mondo meno industrializzato che assiste incredulo all’accoglienza riservata ai profughi ucraini quando altri profughi, dalla pelle più scura, continuano a essere respinti.

Sono temi su cui bisognerà riflettere in occasione della foto di famiglia di un occidente fiero della sua risposta davanti all’aggressore Putin, senza dimenticare un mondo di disuguaglianze che proseguono nell’indifferenza generale.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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