30 novembre 2022 10:33

Qualche giorno fa una foto satellitare dell’Europa scattata durante la notte ha riassunto perfettamente la situazione: luce ovunque tranne che su un grande buco nero, l’Ucraina. L’immagine risale al giorno successivo all’ultimo attacco missilistico russo contro le infrastrutture ucraine, che ha privato l’80 per cento del paese della corrente elettrica e dell’acqua, in un momento in cui le temperature scendono sotto zero.

Da allora i tecnici ucraini lavorano giorno e notte e il 29 novembre hanno annunciato di aver ripristinato la corrente per qualche ora al giorno nel 70 per cento del paese. Ma il presidente Volodymyr Zelenskyj ha sottolineato che bisogna aspettarsi nuovi attacchi russi per distruggere ciò che è stato riparato. “È una guerra di forza e resistenza”, ha spiegato Zelenskyj.

I propagandisti della tv russa non nascondono che l’obiettivo di Mosca è quello di indebolire al massimo la resistenza ucraina, e dichiarano ironicamente di voler cacciare la popolazione ucraina verso l’Europa o verso gli Stati Uniti, anche a costo di commettere crimini di guerra come gli attacchi mirati contro infrastrutture civili.

Generatori di aiuto
Superare l’inverno sarà una prova difficile, non solo per i soldati (per i quali la guerra non si ferma mai) ma anche per i civili, colpiti da una Russia che non riesce a ottenere successi sul campo militare.

L’aiuto internazionale si è adattato al nuovo contesto. Generatori di tutte le dimensioni sono inviati in grande quantità dai paesi europei. Circa cento generatori francesi sono arrivati questa settimana in Romania, diretti in Ucraina. Questi apparecchi permettono di assicurare una continuità di servizi, soprattutto quelli sanitari e le comunicazioni, vitali per l’esercito e per il morale della popolazione.

La guerra cambierà la sua natura, certo, ma non andrà in pausa

Il 29 novembre, a Bucarest, si è svolta una riunione a cui ha partecipato una trentina di paesi che sostengono l’Ucraina, in modo da coordinare gli aiuti sui due fronti paralleli: quello militare ma anche quello delle infrastrutture, per permettere allo stato ucraino di non crollare. I paesi in questione hanno accusato la Russia di voler “trasformare l’inverno in un’arma di guerra”.

I partecipanti alla riunione hanno voluto dimostrare che non esiste alcuna “stanchezza” nel sostegno all’Ucraina, come invece spera Mosca dopo nove mesi di guerra, miliardi di dollari spesi e un conflitto che non accenna a placarsi.

La guerra non si fermerà nemmeno durante l’inverno. Cambierà la sua natura, certo, ma non andrà in pausa. Le immagini dei soldati che cercano riposo nel fango delle trincee sul fronte del Donbass sono sconvolgenti ed evocano un immaginario da prima guerra mondiale.

Ma al contempo le armi sono quelle del ventunesimo secolo. Il 29 novembre il ministro della difesa ucraino ha festeggiato su Twitter l’arrivo dei lanciarazzi multipli francesi a lunga gittata e ha ringraziato il popolo francese. Parigi ha inviato anche i sistemi antiaerei Crotale richiesti da Kiev.

Vladimir Putin non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro, e sta addirittura valutando la possibilità di estendere la mobilitazione per disporre di centinaia di migliaia di uomini da inviare al fronte in primavera. Ma come saranno formate, equipaggiate e inquadrate le nuove truppe? Questo resta il punto debole della Russia.

Anche al buio e al freddo, l’Ucraina mantiene il vantaggio scaturito dalla motivazione e dalle armi sempre più efficaci fornite dalla Nato. La parola “resistenza” usata da Zelenskyj rischia di assumere una connotazione ancora più profonda in inverno.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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