24 gennaio 2023 10:16

Il capo della diplomazia russa Sergej Lavrov ha viaggiato poco dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Eppure al momento si trova in Africa per la seconda volta nell’arco di un anno. Il 23 gennaio Lavrov è sbarcato in visita ufficiale in Sudafrica. Non è un caso, perché il continente africano è il bersaglio primario della diplomazia di influenza russa.

L’anno scorso gli occidentali sono stati presi alla sprovvista quando in occasione di un vertice delle Nazioni Unite buona parte dei paesi africani si è rifiutata di condannare l’aggressione russa, e questo nonostante il continente africano, negli anni sessanta, avesse sposato un principio che riconosceva le frontiere ereditate dalla colonizzazione. L’obiettivo era precisamente quello di evitare i conflitti tra gli stati del tipo di quello forzato dalla Russia in Ucraina.

Mosca ha saputo capitalizzare il rifiuto di parte dell’Africa di allinearsi alle posizioni occidentali. Nel continente africano la Russia soffia sulle braci del risentimento nei confronti delle ex potenze coloniali, evidente nel Sahel dove la Francia è in grandi difficoltà. L’ultimo episodio è la richiesta di ritirare le truppe francesi entro un mese rivolta dal governo del Burkina Faso a Parigi, seguendo l’esempio del Mali.

Una certa riconoscenza
Il caso del Sudafrica è emblematico. Anche se il paese attraversa una fase difficile, resta una delle potenze del continente, costantemente citata quando si parla di allargare il numero di seggi permanenti al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il Sudafrica è l’interlocutore di europei e americani rispetto alle problematiche globali.

Tuttavia l’Anc, formazione politica al potere in Sudafrica di cui in passato ha fatto parte Nelson Mandela, non dimentica che ai tempi dell’apartheid è stata l’Unione Sovietica, e non l’occidente, a sostenere la sua causa. Per questo motivo il partito nutre una certa riconoscenza nei confronti di Mosca, anche se oggi appare mal riposta considerando la guerra di aggressione russa in Ucraina.

Gli occidentali non sono riusciti a convincere i sudafricani del fatto che in Ucraina sia in gioco il diritto internazionale

Non è tutto. Il mese prossimo il Sudafrica ospiterà alcune manovre navali al largo di Durban, nell’oceano Indiano, in collaborazione con la marina cinese e quella russa. Un sito di informazioni sudafricano ha parlato di una decisione “oscena” sottolineando che le esercitazioni coincideranno con il primo anniversario dello scoppio della guerra.

Ma il Sudafrica, come diversi altri stati del continente, valuta il conflitto in modo diverso rispetto all’Europa e agli Stati Uniti, e non vuole schierarsi perché non si sente coinvolto da una guerra tra europei.

Gli occidentali non sono riusciti a convincere i sudafricani del fatto che in Ucraina sia in gioco il diritto internazionale, anche perché il loro comportamento storicamente è stato tutto fuorché esemplare. La situazione attuale nasce dall’effetto boomerang di decisioni passate.

Dato che il Sudafrica è una democrazia, nel paese esiste un dibattito. L’opposizione parlamentare denuncia il declino morale evidenziato dall’allineamento con la Russia, ma questo non impedisce al governo di Pretoria di srotolare il tappeto rosso davanti all’emissario di Vladimir Putin.

È necessario riflettere sul perché gli stati africani, dal Sudafrica al Burkina Faso passando per il Mali, cedano alle sirene russe nonostante la guerra in Ucraina. La disinformazione dilagante non basta a spiegare questo fenomeno né il motivo per cui gli occidentali siano diventati inconsistenti in una parte del mondo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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