30 marzo 2023 10:43

Un appello pubblicato sul sito di una fondazione statunitense è stato firmato nel giro di poche ore da un migliaio di ingegneri e grandi imprenditori del settore tecnologico degli Stati Uniti, da Elon Musk, padrone della Tesla e della SpaceX, a Steve Wozniak, cofondatore della Apple, fino allo storico e saggista Yuval Noah Harari.

Il testo è piuttosto diretto e chiede una moratoria di sei mesi su tutte le nuove ricerche a proposito dell’intelligenza artificiale (Ia), anche al di là di quanto realizzato dal programma generatore di testi di cui parla tutto il mondo: ChatGpt 4.

I firmatari esprimono un’antica preoccupazione a proposito del progresso dell’intelligenza artificiale, diventato vertiginoso con ChatGpt, e chiedono di premere il pulsante “pausa” nella corsa sfrenata verso la creazione di “potenti menti digitali che nessuno, nemmeno i loro creatori, può comprendere, prevedere o controllare”.

Dagli esperti al grande pubblico
La pubblicazione online di ChatGpt 3 alla fine del 2022, seguita pochi giorni fa dalla quarta versione, ha fatto compiere un balzo in avanti considerevole alle applicazioni concrete dell’intelligenza artificiale. In passato l’Ia è stata un argomento che interessava solo gli esperti. Ora, invece, ha fatto il suo ingresso nel dibattito pubblico.

I ricercatori e gli imprenditori sottolineano che l’essere umano non è in grado di gestire le conseguenze etiche, sociali, economiche, politiche e strategiche di questa tecnologia che avanza a passi lunghi e rapidi. Prima di andare avanti, dunque, faremmo meglio a prenderci una pausa di riflessione per definire le regole di questo gioco.

Oggi sembra impossibile che Stati Uniti e Cina si accordino sulle regole da imporre all’intelligenza artificiale

Ovviamente alcuni firmatari, a cominciare da Elon Musk, possono essere accusati di non voler perdere la corsa all’innovazione. Musk è stato uno dei primi finanziatori della Open Ai, l’azienda che ha creato ChatGpt, ma in seguito ha fatto un passo indietro cedendo il posto alla Microsoft, grande beneficiario del successo attuale del programma. In ogni caso, al di là delle questioni di concorrenza, l’appello solleva interrogativi validi.

È possibile immaginare una pausa come quella richiesta dai firmatari? In realtà è uno scenario poco verosimile, innanzitutto a causa della concorrenza selvaggia in atto tra i giganti della Silicon valley ma anche a livello internazionale. Nel clima attuale sembra impossibile che statunitensi e cinesi si accordino sulle regole da imporre all’Ia, mentre nel frattempo Washington porta avanti la sua guerra tecnologica contro Pechino.

Il tema merita comunque una riflessione. Prima di tutto c’è il problema del lavoro. Chiunque abbia usato ChatGpt ha capito che il programma, nonostante gli errori, potrebbe sostituire alcune figure professionali umane. Cosa accadrà ai milioni di lavoratori rimpiazzati dall’intelligenza artificiale?

Un altro elemento che suscita grandi timori è il potenziale di disinformazione. Le immagini generate dall’Ia in circolazione in questo momento, per esempio quella del papa con indosso il piumino, sono straordinariamente realistiche. Poi c’è l’ambito militare, con il pericolo di armi autonome in cui un computer possa prendere la decisione di sparare e uccidere. Gli statunitensi sostengono di non avere intenzione di sviluppare apparecchi di questo tipo, a meno che… non lo facciano anche i loro nemici.

Per tutti questi motivi l’idea di premere il tasto “pausa” non è aberrante. Ma sarebbe necessario che l’intelligenza umana fosse anche ragionevole. E non è affatto detto che lo sia.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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