Nel corso degli ultimi tre giorni la Russia ha lanciato più di mille droni e missili sulle città ucraine, soprattutto sulla capitale Kiev, causando vittime e distruzione. L’escalation è arrivata proprio mentre Russia e Ucraina stavano avviando, almeno secondo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dei negoziati per la fine della guerra.

Nessuna persona razionale aveva creduto davvero alle parole pronunciate da Trump dopo il suo colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin, la settimana scorsa. Anzi, il suo resoconto somigliava molto alla decisione di abbandonare l’Ucraina, tanto che avevo paragonato il presidente americano a Ponzio Pilato.

Solo quando Volodymyr Zelenskyj ha criticato il “silenzio” degli Stati Uniti dopo i bombardamenti, Trump è parso risvegliarsi pubblicando un post sorprendente. Ha dichiarato che Putin sarebbe diventato “completamente pazzo”. “Davvero non so cosa gli sia successo”, ha aggiunto, come se il comportamento del capo del Cremlino fosse diventato all’improvviso irrazionale, quando in realtà è perfettamente in linea con l’evoluzione di una guerra scoppiata ormai più di tre anni fa.

Trump usa spesso la parola loser, perdente, per definire le persone che disprezza, e non vorrebbe certo che qualcuno la usasse per riferirsi lui. Ma la verità è che Putin si comporta come se quello che dice Trump non contasse niente, a rischio evidente di farlo passare proprio per un loser.

Da questa preoccupazione nasce probabilmente lo sfogo di Trump, che ha detto di essere sorpreso dal comportamento del suo amico russo. Il 26 maggio il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha attribuito l’uscita di Trump a un “sovraccarico emotivo”.

Per non apparire troppo sbilanciato, Trump ha pensato allora di prendersela anche con Zelenskyj, cioè con chi dei bombardamenti è la vittima, dichiarando che parla troppo.

Se non fosse che in ballo ci sono la guerra, la pace, la vita e la morte in Ucraina, tutto questo sarebbe patetico e privo d’interesse. Il fallimento di Donald Trump, che voleva risolvere il conflitto in ventiquattr’ore, è totale: si è fatto prendere in giro da Putin e sta cercando invano di salvare la faccia.

Dal Vietnam, dove è in visita, il presidente francese Emmanuel Macron ha manifestato il 26 maggio la speranza che la “collera” di Trump si “trasformi in azione”, ovvero che Washington sanzioni più duramente la Russia. Dieci giorni fa la Casa Bianca aveva promesso che lo avrebbe fatto se Putin si fosse opposto al cessate il fuoco e al negoziato. E ora Trump è con le spalle al muro.

Il 26 maggio, davanti all’escalation russa, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha dichiarato che non ci saranno più restrizioni all’uso dei missili occidentali dati all’Ucraina, che potranno essere impiegati anche in territorio russo. Se gli Stati Uniti dovessero assecondare questa decisione, sarebbe veramente una svolta nel conflitto. Merz non ha voluto precisare se la Germania intende inviare a Kiev i missili Taurus, che il suo predecessore Olaf Scholz le aveva negato. L’impressione è che Merz voglia lasciare nel dubbio la Russia e che quindi la risposta potrebbe essere positiva.

Il leader tedesco ha sottolineato che la guerra rischia di durare ancora a lungo. Quello a cui assistiamo non è semplicemente un fallimento di Trump: è la fine di ogni illusione sulla sua capacità di rimodellare il mondo secondo la propria volontà. Resta da capire quali lezioni il presidente degli Stati Uniti saprà trarre da questa situazione, per l’Ucraina e per il mondo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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