Le parole, di tono pacioso o sprezzante, sono grosso modo queste: signore e signori, per favore, questa è destra, nient’altro che destra; se la qualifichiamo destra autoritaria e neofascista, ci diamo la zappa sui piedi; ammettiamo invece che sta nascendo quel legittimo, sano schieramento conservatore di cui la democrazia in generale e quella nostrana in particolare ha bisogno da tempo; e diciamo che il vero problema è lo schieramento progressista il quale, poiché non fa una seria opposizione, finisce col dare l’impressione che la democratura ci stia arrivando addosso al galoppo; se Elly Schlein, dunque, passasse all’attacco e la bella dialettica tra maggioranza e opposizione, tra conservatorismo e progressismo, si riavviasse, spazzeremmo via l’insensatezza politica di tante chiacchiere allarmistiche e veleggeremmo speranzosi verso le elezioni europee del 2024. Bene, quelli con i piedi per terra la vedono a occhio e croce così. Ma hanno ragione? È da bravi conservatori immaginarsi che l’egemonia culturale sia legiferare perché nessuno disturbi il manovratore, occupare tutto, anche gli strapuntini, appellarsi alla società naturale, sempre grata al sovrano che tira calci in faccia agli intrusi di pelle scura e a tutti quelli con pretese contro natura, infiammarsi per la guerra igiene del mondo, boia chi molla, puntare alle europee per unire le forze dei veri patrioti? Mah.

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Questo articolo è uscito sul numero 1515 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati