Ogni anno gli economisti e i giornali finanziari si esercitano a fare previsioni sull’anno nuovo e controllano quello che hanno sbagliato sul recente passato. Nel 2025 gli errori sono stati clamorosi: la recessione statunitense tanto attesa non è mai arrivata; i dazi di Donald Trump non hanno sconvolto l’economia mondiale; la Cina è rimasta più o meno stabile; i mercati finanziari hanno osservato indifferenti le peggiori catastrofi, come quella di Gaza; nessuno pensava che il prezzo dell’oro potesse superare i quattromila dollari all’oncia e poi, dopo una breve flessione, arrivare fino a 4.300 dollari, forse come conseguenza della perdita di fiducia nel dollaro come valuta di riserva del sistema finanziario. L’unica domanda che conta sul 2026, al momento, è se e quando scoppierà la bolla dell’intelligenza artificiale (ia). I catastrofisti hanno mille argomenti: dalle oscillazioni del prezzo delle azioni della Oracle (l’azienda si è indebitata troppo per costruire data center) all’aumento di quello dei credit default swap (i titoli che permettono di assicurarsi contro l’insolvenza di aziende che investono molto nell’intelligenza artificiale diventano più costosi). Chissà quali rischi e opportunità ci stiamo perdendo, mentre discutiamo tutti degli stessi argomenti. La risposta l’avremo solo alla fine del 2026. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1645 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati





